giovedì 8 dicembre 2016

AL VOTO? PERCHÉ’ NO /976

Si, anch’io penso come molti renziani, pur non essendolo affatto: non ha perso il fiorentino, ma hanno sbagliato a votare due terzi di italiani.
Lui, da solo, ha preso il 40%, tutti gli altri, contro – partiti, sindacati, associazioni, giuristi, lavoratori, disoccupati, giovani e cittadini d’ogni razza e pianeta - il 60%. Non è poi tanto un paradosso!

Tutto ciò, a voler prescindere, un po’ arbitrariamente, dal merito della orribile riforma costituzionale, rifiutata e condannata, che poi era il vero senso della chiamata obbligatoria a Referendum. Magari, ci sarà stato pure qualche poveretto che, per caso o per errore, ha votato non contro il ducetto fiorentino, ma proprio contro lo stravolgimento della Carta. Ma per lui e per i suoi, meglio far credere il contrario: è più facile far passare il concetto di vittoria personale e sacrificio, nonostante i numeri del Viminale.

E proprio per questo, per battere il ferro ancora caldo e fumante – visto che mi pare difficile voglia ritirarsi a vita privata o in un convento fiesolano per un improbabile bagno d’umiltà, come aveva annunciato qualche mese fa in caso di sconfitta – non credo aspiri a un altro incarico dal Capo dello Stato.
E’ più probabile che cerchi di “ripartire dal quel 40%”, come ha detto il suo fido Lotti, il che, tradotto in pragmatico politichese, potrebbe voler dire rivendicare un forte consenso, ripartire da quei 13 milioni e mezzo dei voti del SI, rilanciarsi con una nuova veste, più umana e con le penne più abbassate.
Insomma, capitalizzare quel bottino di consensi referendari, tramutandoli in voti elettorali, come se il travaso fosse automatico! Senza mollare la guida del PD, ma lanciato verso le elezioni il prima possibile, cavalcando l’onda, appena pronta una nuova, o corretta alla svelta, legge elettorale.
In fondo, da furbino e intelligente venditore, sa bene che dietro quel fragoroso NO del referendum (19 milioni e mezzo) non esiste una coalizione di partiti ed elettori: la Destra è piuttosto divisa e frantumata e tutti sono in lotta per la leadership, la Sinistra è come sempre sparpagliata e residuale, i dissidenti del PD sono non più di un quinto e quindi in netta minoranza, i Cinque Stelle sono forti, in piazza, ma non disposti ad alleanze: pretendono di scalare il Montecitorio da soli, senza funi e ganci  e senza alcuna compagnia.
Allora, perché non tentare? Ci lo può battere e contrastare efficacemente?
Non certo Berlusconi, né Salvini, né la Meloni, né il “solo” Grillo.
Magari chiudendo magicamente qualche altra trattativa, come quella appena conclusa con gli statali, dando qualche altra mancetta ai pensionati, annunciando una promessa di maggiore occupazione con la revisione del Jobs Act o una riduzione delle tasse.
Senza dimenticare che, restando in carica per l’ordinaria amministrazione, può gestire l’apparato e la programmazione elettorale, oltre a mantenere l’appoggio sicuro e ampio dei suoi alleati verdiniani, alfaniani e transfughi vari che lo sosterrebbero in cambio di qualcosa (seggi, poltrone, incarichi), non volendo certo rinunciare a concludere la legislatura, perdendo i cospicui vitalizi.
6 dicembre 2016 (Alfredo Laurano)


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