venerdì 9 dicembre 2016

L’AGNESE, DOLCE AGNESE

Non so, e non lo voglio pensare, se nella notte del referendum la regia del collegamento con Palazzo Chigi per le dichiarazioni di Renzi, fosse dello stesso dimissionario. Tutti gli italiani hanno osservato, in ogni caso, la Agnese, dolce Agnese non “seduta sul manubrio a cantar canzoni”, ma lì a tre passi di distanza dal marito premier sconfitto, mentre lui annunciava le sue dimissioni.
Era lì, in piedi, dignitosa, composta e silenziosa, con le mani raccolte, vestita non di pizzi e di chiffon, ma in pantaloni neri e maglione chiaro a collo alto, come quando si sta in casa ed in famiglia. 
Agnese era lì accanto, nella sede del governo, nel giorno più amaro di Matteo Renzi, illuminato da luci e telecamere, con la sua complicità di moglie, sentimenti e solidarietà, come di solito fanno tutte le mogli, vicino ai mariti nei momenti più difficili di vita o di malattia. Senza un velato sorriso, senza espressione, ma quella sua presenza in piedi, in quel salone, parlava nel silenzio. 
Agnese era lì per suo marito, per il bullo di Rignano sicuro, arrogante e spaccone che davanti a lei recitava, con voce incrinata dalla commozione (per la prima volta), il suo ultimo discorso (per ora) da capo del governo italiano.
Agnese era lì, sorda alle tante voci festanti della piazza dei NO, con lo sguardo fisso sul marito e con il dolore ben nascosto, con la delusione mascherata, senza isterie, senza drammi e soprattutto senza parole.
Era lì, riservata e rassicurante, mentre forse nella mente ripercorreva veloci le immagini delle visite di Stato, i ricevimenti, le cene con la Merkel, le foto con gli Obama, gli incontri istituzionali di un complesso e intenso mondo finito (sempre, per ora), con un sipario calato all' improvviso.
Finito l’annuncio alla nazione, gli ha offerto la sua spalla, per non fargli tradire l’emozione, e si è lasciata portar via, quasi conducendo il suo braccio bisognoso di conforto, per tornare a casa al riparo dagli odi e dai rancori, che proprio lui, quasi smarrito in quel momento, aveva a lungo suscitato. 
Agnese, dolce Agnese, “Se la mia chitarra piange dolcemente, stasera non è sera di vedere gente.”
(Alfredo Laurano)



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