martedì 13 dicembre 2016

EVERSIONE E PREGIUDIZIO


Ieri era il 12 dicembre, un giorno, una data che significa Piazza Fontana - la madre di tutte le stragi che diede il via allo stragismo -, Valpreda, l'omicidio Pinelli, le bombe, le trame neofasciste e le presunte colpe degli anarchici.
47 anni fa, l’Italia tutta restò attonita e sconvolta, incapace di capire i prodromi della mala pianta del terrorismo e dell’eversione.

Quella della Banca d’Agricoltura a Milano fu la prima delle tanti stragi di stato impunite, o mai arrivate a condanne definitive, che per anni hanno alimentato la strategia della tensione, ossia del condizionamento della vita sociale del paese. Una spietata tecnica volta a creare in Italia uno stato di preoccupazione, di incertezza e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo repressivo.
L'Italicus, la stazione di Bologna, piazzale della Loggia a Brescia, le bombe in Calabria, a Roma e tanti altri attentati e eccidi dovevano in qualche modo contribuire a riequilibrare i poteri dello stato e il principio autoritario, messi in crisi proprio dalle tematiche del '68.
Quegli "anni formidabili" - cosi definiti, se non sbaglio, da Mario Capanna - facevano paura perché per la prima volta mettevano in discussione lo status quo, il potere costituito, le gerarchie e i privilegi sul piano culturale, sociale e del lavoro. Si voleva e si predicava il rinnovamento, un'aria nuova, pulita e libera, una partecipazione più attiva e democratica, una consapevolezza dei propri diritti, una più diffusa presa di coscienza.
Un effetto di ciò, fu proprio la L.300, ossia, lo statuto dei lavoratori del '70.

Con depistaggi e coperture per opera dei Servizi (Sid, Sismi, Sisde) e forse dalla CIA (lo pensava anche Clinton), gli apparati dello Stato cercarono di limitare e impedire quella deriva "eccessivamente" democratica, fino ad arrivare alle collusioni, alle stragi di mafia e agli attentati a Falcone e Borsellino, uomini delle istituzioni abbandonati a se stessi e non protetti.
Tutto questo, a distanza di decenni, è ancora, vergognosamente, coperto da misteri e da bugie. E non dimentichiamo che pure Silvio, nonostante “Mani pulite” aveva lo stalliere Mangano, mafioso!
(Alfredo Laurano)

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