E’ finalmente sceso il silenzio. Si è chiusa
la vergognosa campagna elettorale, forse la peggiore degli ultimi tempi, dove
tutti hanno insultato tutti. Dove ognuno, ogni lista, ogni candidato ha cercato
solo di sputtanare l’altro, di ridicolizzarlo, di scoprirne i difetti ed i
peccati, di denunciarne l’ignoranza, la pochezza, l’inconsistenza e l’incapacità,
e anche il lato intimo e privato. Irritante, noiosa e contraffatta anche per
chi non l’ha seguita, ma avvertita, suo malgrado, in lontananza.
Domani, quattro marzo, lo scontro si
trasferirà nelle urne, nel segno della croce.
Anziché presentarsi, farsi apprezzare
per serietà di intenti e di proposte e, magari, perfino autocelebrarsi da
vecchia volpe, da sedicente statista o da giovane promessa, ognuno è salito sul
suo precario pulpito da avventuriero mentitore, al solo scopo di colpire nel
mucchio, con una serie di proposte assurde, di promesse inverosimili e
sontuosissime bugie, che neanche il miglior Pinocchio avrebbe detto o fatto
meglio. Una serie infinita di sciocchezze e fesserie, anche cretine e folli,
per sovrastare quelle altrui.
Come fanno i bambini per prevalere, a
chiacchiere e fantasia, sul proprio compagno di giochi e di merende: “e allora io
lo faccio di più…io lo faccio meglio…lo dico a papà… il mio giocattolo è più
bello, il tuo fa schifo… il mio è più grande”. Insomma, a chi la spara più
grossa e senza vergogna. Ma, quelli son creature!
I grandi, nel senso di adulti, sono invece
colpevolmente affetti dalla sindrome della cazzata premeditata, abusata e
incontrollata. Senza verifiche, senza contraddittorio.
E’ stata una campagna sconcia, condotta
senza esclusione di colpi su un selvaggio ring, privo di regole e cordoni, come
sconcia e orribile è peraltro la stessa legge elettorale che ci hanno
somministrato per far finta di farci scegliere e votare.
E’ stata l’esibizione circense e assai
patetica di quelli che a Roma si chiamano fregnacciari.
E ho detto tutto, anche se, per voluta
scelta e per necessaria iperbole narrativa, sto assai, ma nemmeno troppo, generalizzando.
Ma è solo per maggior chiarezza, per sfruculiare e per render meglio e
inequivocabile il concetto di degrado politico e il senso di questo voto, forzato
e poco sentito, ambiguamente estorto, con fare quasi perentorio. Si va al
seggio, più per obbligo morale e per affetto antico, che per dovere costituzionale.
Con tutto quello che il diritto al suffragio universale è costato nella Storia.
Che tristezza!
Rivinceranno ancora gli astenuti per eccesso
di rabbia e di disgusto.
Ma, a proposito di cazzari e
fregnacciari, come dimenticare o non apprezzare un uomo duro e deciso, come Antonio
Pappalardo, il generale in pensione che, insieme a nostalgici del fascismo,
complottisti e perfino i templari, riunisce le "truppe" del MLI per cacciare
i “cialtroni abusivi che occupano le
istituzioni”?
Ieri sera, mentre quelli di LEU, alias “Liberi
e Belli”, festeggiavano la chiusura dei giochi della campagna a Milano, in un
locale pubblico, si è presentato con un drappello di fedeli per contestare
Laura Boldrini e dichiararla ufficialmente in arresto, tra le risate generali.
Insomma, per fare un po’ di casino e guadagnarsi pochi minuti di pubblicità e
qualche titoletto sui giornali.
Attenzione, quindi, oltre ai frequenti
blitz dei neo-avanguardisti, ora tira anche aria di rivoluzione, pacifica e
grottesca, che assale il Palazzo e le Istituzioni, armata di fischietti, di megafono,
di proclami e indici puntati.
Ma chi è il siciliano Pappalardo?
Già parlamentare, sottosegretario e
sindacalista, ha un colore per ogni stagione: è stato vicino al Partito Socialdemocratico,
ad Alleanza Nazionale, ai Radicali, al Movimento per le autonomie e persino al Gruppo
dei Forconi che, cinque, sei anni fa sembrava dovesse stravolgere la politica
italiana.
E per lanciare il Movimento Liberazione
Italia è diventato una vera star, un fenomeno dei social network, che inonda
quotidianamente di video, dispensando lezioni di vita, di scienza e di
politica. Che parla con toni forti da grande generale e animo da vecchio rivoluzionario.
Un altro ciarlatano, innocuo e folcloristico,
in cerca di fortuna e visibilità.
Oh, Molto pittoresco! Direbbe Montesano.
3 marzo 2018 (Alfredo Laurano)
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