giovedì 8 marzo 2018

NERI PER CASO


Che differenza c’è tra il fascio-leghista che a Macerata, un mese fa, ha sparato all’impazzata contro tutti gli immigrati neri che gli capitavano a tiro, per fare giustizia e vendicare - a suo dire - la povera Pamela, massacrata e sezionata da un gruppo di criminali dello stesso colore dei suoi obiettivi, e il folle pensionato di Firenze che - sempre a suo dire - voleva suicidarsi, ma poi, non avendone il coraggio, ha ucciso il primo che ha incontrato?
Praticamente nessuna, se non per le assurde e deliranti motivazioni che sono state fornite dagli stessi protagonisti. Le due vicende, nella loro allucinante incredibilità, affondano nella contagiosa cultura del razzismo e scavano nella trincea xenofoba che dilaga nel Paese, ad opera di chi alimenta l’odio per calcolo politico e per speculare su paure e pregiudizi, che egli stesso diffonde.

Anche l’idiota assassino fiorentino, infatti, non ha sparato a caso, a un innocente bianco, suo simile. Prima di premere il grilletto - per vendicare cosa, la sua incapacità di togliersi di mezzo? - ha guardato bene di che colore avesse la pelle il povero, e altrettanto innocente, Idy Diene, senegalese da quarant’anni in Italia, con regolare permesso di soggiorno. Verificato che fosse abbastanza scuro, l’ha ammazzato perché, in quanto nero, valeva meno sul piano umano e anche morale.
Perché la vita di un immigrato africano - anche se residente, lavoratore e padre di famiglia - da un punto di vista economico e sociale, ha scarso peso, conta niente e costa poco nella scala delle razze e dei valori. Come si calcola, ad esempio, per valutare i rischi di vetture e guidatori, nelle tabelle e nei parametri delle assicurazioni.
Dovendo adempiere a un necessario, quanto irrazionale sacrificio, ha scelto cioè la soluzione più appagante per la sua viltà ma, nel contempo, meno grave e impegnativa, per la sua sporca coscienza.
7 marzo 2018 (Alfredo Laurano)

NOTA: Per un’incredibile gioco del destino, la stessa sorte dell’incolpevole Idy, era toccata a suo cugino Samb, ucciso a 40 anni nel 2011, sempre a Firenze, da un estremista vicino a Casa Pound. Dopo la morte del cugino Samb, Idy si era preso cura di sua figlia, l’aveva adottata e fatta studiare. Qualche mese fa aveva sposato sua madre, la vedova di Samb. 
Oggi, quella figlia è rimasta orfana di entrambi i padri.

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