Più
o meno tutti, siamo stati come questi bambini in fila, per spedire la letterina
dei sogni e dei bisogni a Babbo Natale.
Vi
ricordate quand’è stata l’ultima letterina di Natale che avete scritto? Avevate
forse otto o nove anni.
Scrivere
la propria letterina era importantissimo.
Ti
dava l’opportunità di riflettere su quello che volevi davvero in quel momento:
bastava promettere di essere bravi, studiosi ed obbedienti.
E
tutto sembrava magico e possibile. Anche quando, in tempi di miseria, un
semplice frutto, un dolce, un giocattolino rimediato o un sacchetto di
caramelle facevano la differenza. Facevano Natale.
Bastavano
poche righe per esprimere un desiderio, che si sarebbe realizzato.
E
poi? Poi abbiamo smesso di desiderare e di sognare.
Arrivò,
purtroppo, il momento triste della delusione, della presa di coscienza e
confessammo ai nostri genitori che l'omone rosso con la barba bianca non
esisteva, era un imbroglio multinazionale, per ricattarci e farci stare buoni.
Insomma, un ricattatore.
Quella
romantica, festosa emozione di trasformò in malinconia e tutti smettemmo di
essere bambini.
Comunque,
ancor oggi, Babbo Natale vive nel mito e nell'immaginario collettivo e viene
solo se ci credi. E non solo a livello commerciale e speculativo.
Promette
e porta gratis la speranza.
Basta
abbandonarsi alle piccole, sane, ma imprescindibili illusioni, che ci aiutano a
vivere, oltre l'amara, drammatica realtà. (Alfredo Laurano)
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