Tre settimane fa, Giovanni Toti annunciò che la sua Giunta
genovese, che guida la Regione, avrebbe finanziato le manifestazioni e gli
eventi in onore di Sandro Pertini e che gli avrebbe intitolato l’Aula
consiliare.
Tra Leghisti e Fratelli d’Italia, sui social, ci fu quasi
una rivolta: “Io a Pertini non intitolerei nemmeno un pollaio”, oppure “Invece
di finanziare eventi per questo assassino/partigiano usa i nostri soldi per la
regione e migliorarla” o anche “Pertini proprio no!! Uomo cattivo e rancoroso, comunque
uomo per il suo crudele passato da non portare ad esempio!” Esempi molto
eloquenti di cosa pensano gli elettori che appoggiano quella Giunta.
È per questo che, per calmare l’elettorato con reminiscenze
e rigurgiti del Ventennio, gli esponenti liguri di Giorgia Meloni - “donna, madre e cristiana” (per chi si
fosse distratto o ancora non lo sapesse) - hanno detto no e non hanno firmato il
relativo Ordine del giorno.
Quindi, nemmeno Sandro Pertini, il presidente più amato da
quasi tutti gli italiani, sta bene a questi “democratici” fratelli, che non
riescono proprio a non essere fascisti. A simpatizzare per la Resistenza, ad
avere ammirazione per chi combatté contro il regime. E non perdono occasione di
farcelo sapere, con una certa arroganza.
E’ piuttosto evidente che “Cambiamo”, il nuovo partito del
Governatore Toti, ha pochissimo valore regionale. A livello nazionale è
presente perché formato da transfughi di Forza Italia, guidata tutt’ora da
Silvio Berlusconi, mentore e creatore di Toti politico, cui ora il Governatore
ha girato le spalle.
Fratelli d’Italia invece sta crescendo e vuole far capire a
tutti che chi detta la linea non è affatto una parte modesta, moderata e
democratica, ma è con loro e la Lega, sempre più spostati verso l’estrema
destra che si guida la Regione.
“Dire no alla Sala Pertini - grande ligure, antifascista,
partigiano, medaglia d’oro al valor militare, parlamentare e presidente della
Repubblica, che dovrebbe essere ricordato con il consenso di tutti - oltre a
oltraggiare la sua memoria, è la chiara svolta di tutto quanto sarà d’ora in
poi la politica di una certa Destra, che ha palesemente aperto le porte al
revisionismo e coltiva il razzismo come valore.
“Un grazie particolare agli amici di Fdi che, molto
democraticamente, hanno posto il veto all’intitolazione dell’Aula al nazista
rosso Pertini", avrebbe dichiarato, non a caso, il solito straripante Salvini.
(Alfredo Laurano)
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