martedì 24 dicembre 2019

MOTU PROPRIO, RIVOLUZIONE IN VATICANO


Per il suo compleanno, pochi giorni fa, Francesco si è fatto un bel regalo, ma, in realtà, lo ha fatto soprattutto a noi e alla società laica e civile: ha fatto cadere il muro di protezione sui casi di violenza e abuso sessuale sui minori, commessi da preti e religiosi.
D’ora in poi, il Vaticano e i vescovi di tutte le diocesi del mondo non potranno più opporre il segreto pontificio e negare ai magistrati civili l’accesso ai documenti e agli atti dei processi canonici, conservati negli archivi della Santa Sede
E’ previsto che non siano più coperti dal segreto «le denunce e le decisioni riguardanti i delitti di pedofilia sulle «persone vulnerabili» e di «produzione, esibizione, detenzione e distribuzione, anche per via telematica, di materiale pedopornografico.
Cioè, non ci si può rifiutare di rispondere ad un magistrato che sta indagando su un prete pedofilo.
Infine, da parte dell’autorità ecclesiastica «non può essere imposto alcun vincolo di silenzio» alla vittima e ai testimoni, come invece si è spesso verificato, contribuendo così al fallimento dei processi.
Si tratta di una decisione di grande rilevanza, un segno di apertura, di disponibilità e trasparenza, richiesto da tempo anche dalle associazioni delle vittime dei preti pedofili, che infatti esprimono soddisfazione per quello che ritengono un primo importante passo della Chiesa cattolica sul contrasto alla pedofilia del clero. Ma restano ancora altre decisioni da prendere, a cominciare dall’obbligo di denuncia dei preti pedofili alle autorità civili.
L’intervento pontificio è diretta conseguenza del summit internazionale sulla pedofilia nella Chiesa, convocato in Vaticano da papa Francesco nello scorso febbraio.
Alla fine di marzo, stabilì l’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria penale dei preti pedofili, ma solo all’interno del Vaticano: una misura, quindi, con un alto significato simbolico, ma con un valore pratico pressoché nullo, dal momento che riguardava solo quello che accadeva dentro le mura leonine.
Ora, estesa alla Chiesa universale, arriva la fine del segreto pontificio e Bergoglio pubblica nuove norme contro chi abusa o copre.
Una svolta che, per la prima volta, inserisce l’obbligo per chierici e religiosi di denunciare tempestivamente alle autorità religiose gli abusi di cui vengano a conoscenza, come pure le eventuali omissioni e coperture nella gestione dei casi.
Ogni diocesi del mondo dovrà dotarsi, entro giugno prossimo, di un sistema facilmente accessibile al pubblico, uno “sportello” per ricevere le segnalazioni, che metta sotto osservazione anche l’operato dei vescovi, visto, che in passato alcuni di loro hanno “insabbiato” i casi.
Se fino ad oggi quest’obbligo riguardava, in un certo senso, soltanto la coscienza individuale, d’ora in poi diviene un precetto legale stabilito universalmente. Anche tutti i laici possono farlo e sono incoraggiati a utilizzare il sistema per riferire alla competente autorità ecclesiastica.
Si tratta di una «decisione epocale», secondo l’Osservatore Romano, cosa che finora non è accaduta quasi mai.
Ma, nella grande opera di rinnovamento della Chiesa, questo papa coraggioso - da tempo sotto attacco - mettendo in piazza i panni sporchi di un certo clero, rischia di rimanere sempre più solo.
Non a caso continua a dire: “pregate per me”.
19 dicembre 2019 (Alfredo Laurano)


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