Per
il suo compleanno, pochi giorni fa, Francesco si è fatto un bel regalo, ma, in
realtà, lo ha fatto soprattutto a noi e alla società laica e civile: ha fatto
cadere il muro di protezione sui casi di violenza e abuso sessuale sui minori,
commessi da preti e religiosi.
D’ora
in poi, il Vaticano e i vescovi di tutte le diocesi del mondo non potranno più
opporre il segreto pontificio e negare ai magistrati civili l’accesso ai
documenti e agli atti dei processi canonici, conservati negli archivi della
Santa Sede
E’
previsto che non siano più coperti dal segreto «le denunce e le decisioni
riguardanti i delitti di pedofilia sulle «persone vulnerabili» e di
«produzione, esibizione, detenzione e distribuzione, anche per via telematica,
di materiale pedopornografico.
Cioè,
non ci si può rifiutare di rispondere ad un magistrato che sta indagando su un
prete pedofilo.
Infine,
da parte dell’autorità ecclesiastica «non può essere imposto alcun vincolo di
silenzio» alla vittima e ai testimoni, come invece si è spesso verificato,
contribuendo così al fallimento dei processi.
Si
tratta di una decisione di grande rilevanza, un segno di apertura, di
disponibilità e trasparenza, richiesto da tempo anche dalle associazioni delle
vittime dei preti pedofili, che infatti esprimono soddisfazione per quello che
ritengono un primo importante passo della Chiesa cattolica sul contrasto alla
pedofilia del clero. Ma restano ancora altre decisioni da prendere, a
cominciare dall’obbligo di denuncia dei preti pedofili alle autorità civili.
L’intervento
pontificio è diretta conseguenza del summit internazionale sulla pedofilia
nella Chiesa, convocato in Vaticano da papa Francesco nello scorso febbraio.
Alla
fine di marzo, stabilì l’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria penale
dei preti pedofili, ma solo all’interno del Vaticano: una misura, quindi, con
un alto significato simbolico, ma con un valore pratico pressoché nullo, dal
momento che riguardava solo quello che accadeva dentro le mura leonine.
Ora,
estesa alla Chiesa universale, arriva la fine del segreto pontificio e
Bergoglio pubblica nuove norme contro chi abusa o copre.
Una
svolta che, per la prima volta, inserisce l’obbligo per chierici e religiosi di
denunciare tempestivamente alle autorità religiose gli abusi di cui vengano a
conoscenza, come pure le eventuali omissioni e coperture nella gestione dei
casi.
Ogni
diocesi del mondo dovrà dotarsi, entro giugno prossimo, di un sistema
facilmente accessibile al pubblico, uno “sportello” per ricevere le
segnalazioni, che metta sotto osservazione anche l’operato dei vescovi, visto,
che in passato alcuni di loro hanno “insabbiato” i casi.
Se
fino ad oggi quest’obbligo riguardava, in un certo senso, soltanto la coscienza
individuale, d’ora in poi diviene un precetto legale stabilito universalmente.
Anche tutti i laici possono farlo e sono incoraggiati a utilizzare il sistema
per riferire alla competente autorità ecclesiastica.
Si
tratta di una «decisione epocale», secondo l’Osservatore Romano, cosa che
finora non è accaduta quasi mai.
Ma, nella grande
opera di rinnovamento della Chiesa, questo
papa coraggioso - da tempo sotto attacco - mettendo in piazza i panni sporchi
di un certo clero, rischia di rimanere sempre più solo.
Non
a caso continua a dire: “pregate per me”.
19
dicembre 2019 (Alfredo Laurano)
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