lunedì 20 novembre 2017

PIG

Anche Charles Manson, un altro genio del male, condannato a sette ergastoli, se n’è andato nell’indifferenza generale. Del mondo, della gente, delle tante persone che, come il sottoscritto, quel il 9 agosto 1969, restarono sconvolte e inorridite da tanta ferocia. Ricordo ancora quelle sensazioni e quel senso di incredulità di quei momenti.
All’epoca, non eravamo ancora abituati, anche per la giovane età, a tanta malvagità.

Sulla stessa scia delle canzoni dei Beatles e dei Beach Boys che accendevano le nostre passioni musicali, un guru sanguinario, uno psicopatico demoniaco perso nel delirio, di grande carisma e con gli occhi da pazzo, capace di attirare intorno a sé uomini e donne di tutti i tipi - fricchettoni, incoscienti, esaltati intellettuali, ragazzine dello sballo, attori, musicisti falliti come lui - era diventato una icona popolare, una figura paterna e di riferimento, il mentore di una folle “famiglia” che amava l’ Lsd e la violenza. Che credeva in Scientology e in Satana e che odiava i neri. Che uccidevano in nome di una cultura rock nel confronto delle razze e punitiva.

Per ripulire il mondo e ogni comunità, un gruppo di giovani armati, membri della Charles Manson's Family, entrarono a Cielo Drive di Los Angeles, nella casa di Sharon Tate, 26 anni, modella, attrice e moglie di Roman Polanski, incinta all’ottavo mese, e la ammazzarono selvaggiamente a coltellate sulla pancia, insieme agli altri quattro amici che si trovavano in quella villa del peccato.
Con uno straccio intriso del suo sangue, una delle assassine scrisse sulla porta da cui avevano fatto irruzione “Pig”, maiale.

Intanto, dall’altra parte del Paese, sulla costa Est, quattrocentomila (per alcuni un milione) giovani alternativi si radunavano per celebrare la cultura hippie, nei tre giorni di pace, amore e musica del festival di Woodstock.
Manson, in nome di quella stessa cultura, preferiva uccidere.
(Alfredo Laurano)

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