domenica 5 novembre 2017

DA SAPIENS A VIDENS, CIOE' VEDERE E NON CAPIRE

Anche se la TV è ancora il mezzo di comunicazione più seguito in Italia - ne fruisce, in varie forme, il 95,5% della popolazione -  ad essere connessi alla Rete, secondo il rapporto Censis, sono i tre quarti degli italiani che accedono con sempre più frequenza a Whatsapp, Facebook, Youtube , Instagram: piattaforme digitali sempre più visuali, di anno in anno, nei formati e nei contenuti.
La mutazione antropologica di cui parlava Sartori sembra essere definitivamente compiuta. 
Per l’Homo videns le cose raffigurate in immagini contano e pesano più delle cose dette in parole.
L'avvento della televisione ha determinato, appunto, il passaggio da Homo Sapiens a Videns, passaggio che non segna un'evoluzione ma, piuttosto, un'involuzione. Per la prima volta nella storia, l'immagine prevale sulla parola, andando a mutare completamente la comunicazione e i meccanismi di comprensione tra gli esseri umani. Il predominio dell'immagine ha minato il cosiddetto pensiero astratto e l'attività simbolica propria dell'essere umano. L'Homo Videns, per Sartori, è quindi regressione, atrofizzazione intellettuale e incapacità di distinguere virtuale da reale e vero da falso.

Nel panorama mediatico ridisegnato da internet, sempre secondo il rapporto Censis, lo spettatore italiano è onnivoro, autarchico è lucido.
In un contesto in vorticosa evoluzione, tiene bene la radio (59,1%), forte del fatto che non richiede mai all’utente un’attenzione esclusiva: chi ascolta, nel frattempo, può fare anche altro.
A “soffrire”, invece, sarebbe la fruizione di tutto ciò che si basa sulla parola scritta: il 55,1%, più della metà degli abitanti del nostro Paese non avrebbe di fatto più contatti con i mezzi a stampa.
La variazione positiva dell’uso di Internet negli ultimi dieci anni ha coinciso, simbolicamente, con quella negativa registrata dai quotidiani.
A consultare i quotidiani cartacei almeno un paio di volte a settimana sarebbe il 35,8% e solo la metà li leggerebbe almeno tre volte in sette giorni. In diminuzione anche la lettura di libri, che nel 2017 coinvolgerebbe solo il 43% degli italiani, un dieci % in meno in quattro anni.

Alcuni passaggi del rapporto Censis sembrano sposare convintamente l’interpretazione di Sartori, secondo cui il “prevalere del visibile sull’intelligibile porta a un “vedere senza capire”: quasi inevitabile, afferma l’indagine, prevedere che, in futuro, la quota di analfabeti funzionali crescerà più di mille parole.
Se la forza dell’immagine, il suo potere di comunicazione e persuasivo, la sua immediatezza, il suo coinvolgimento sensoriale rappresentano il più semplice e sostenibile approccio per chiunque, senza pesanti sforzi cerebrali o impegno culturale, l’interpretazione, la comprensione, la parafrasi di un testo, anche elementare - che magari l’accompagna o la correda - può diventare un difficile problema, quasi insormontabile, una difficoltà a penetrare il senso o il concetto che quelle parole esprimono.
L’analfabeta funzionale sa leggere, scrivere e far di conto, ma non è in grado di capire a fondo ciò che va appena oltre la normale acquisizione concettuale: legge, guarda, ascolta, ma non decodifica il messaggio e il suo significato.
Non a caso, il gossip, l’esibizionismo mediatico, la propaganda dell’idiozia, la crescente diffusione di odio e aggressività e le spregevoli fake news dilagano e fanno facilmente presa, proprio perché sono facili da capire, forme istantanee di comunicazione vicine alla istintività che spesso accompagna i nostri pregiudizi.
Conseguenza di questa involuzione, secondo Sartori, è la sempre più crescente incapacità dell'uomo di crearsi un'opinione propria, cosa che, per traslato, significa perdere libertà e libero arbitrio.
Tutto ciò è molto pericoloso a livello educativo, etico e politico-sociale e deprime e offende l’imprinting culturale di una buona parte del Paese.
(Alfredo Laurano)

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