giovedì 23 novembre 2017

GLOBAL WARMING

Secondo alcuni studi, pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche, la catastrofe climatica permanente è vicina e comincerà proprio ai Tropici, nei pressi dell'Equatore, che, causa povertà, hanno contribuito quasi per niente al riscaldamento globale, circa nel 2020. Nei paesi più freddi delle medie latitudini, come Nord America ed Europa, il periodo disastroso comincerà intorno al 2050.
La ragione di ciò è che i Paesi vicino all'Equatore hanno di gran lunga meno variabilità nella loro meteorologia di quella delle zone a clima moderato, dove le specie che costituiscono gli ecosistemi non possono tollerare temperature al di fuori della norma.

Per migliaia di anni, il nostro pianeta è stato abitato da meno di mezzo milione di persone. Ottomila anni fa ha raggiunto i dieci milioni; duemila anni fa i duecento milioni. Un miliardo nel 1800, fino ai sette miliardi attuali di esseri umani che hanno consumato negli ultimi cento anni gran parte delle risorse naturali, a cominciare dal petrolio, fin quasi all’esaurimento; hanno incrementato i consumi, fino all’eccesso, producendo e accumulando un mare di rifiuti; hanno cementato e asfaltato la terra, decimato gli animali selvatici da una parte e allevato molto intensivamente altri.
Hanno sprecato, sfruttato e inquinato e continuano a farlo. A dispetto di uno stile di vita ecologico e consapevole.

Tutto questo ha comportato e comporta spaventose variazioni climatiche che ci avviano al riscaldamento globale, non riconducibile a cause naturali, fino alla possibile catastrofe. Anche se nei secoli dell’esistenza umana, almeno dall’età del bronzo in poi, tali variazioni ci sono sempre state, alternando climi caldi o più temperati a piccole ere glaciali e carestie. Anche se non c’era ancora l’effetto serra, il clima era già bizzarro di per sé, già prima dell’esplosione demografica e della rivoluzione industriale.

Occorre, tuttavia, fare una doverosa riflessione anche sui veri costi del modello economico e sociale basato sugli idrocarburi che ha dominato l’ultimo secolo e sul relativo mutamento del clima terrestre sviluppatosi, tuttora in corso. Tale mutamento è attribuito in larga misura alle emissioni nell'atmosfera terrestre di crescenti quantità di gas, in particolare dell'anidride carbonica, con conseguente incremento dell'effetto serra, e ad altri fattori che la comunità scientifica ha rilevato come imputabili all'attività umana: generazione di energia per mezzo di combustibili fossili e della deforestazione, scioglimento e ritiro dei ghiacciai, inquinamento e alterazione dell’ambiente (particolato, pulviscolo atmosferico, polveri sottili e totali sospese  in aria e relative patologie mediche), siccità diffusa, agricoltura e allevamenti senza acqua, fiumi secchi, campi bruciati.

L'aumento antropico delle temperature sta causando anche l'aumento del livello del mare e la variabile intensità delle precipitazioni, spesso disastrose.
Considerato che i cambiamenti recenti del clima sono stati analizzati, più in dettaglio, solo a partire dagli ultimi 50 anni, cioè da quando le attività umane sono cresciute esponenzialmente, resta comunque il fatto che - al di là di ogni pur legittima riflessione anti-catastrofista - il nostro pianeta è fragile e abbiamo il dovere di preservarlo e di agire in modo più ecologico, indipendentemente da tutto e da possibili sciagure e calamità climatiche.
Rendiamoci conto che la terra può finire, che l’uomo può estinguersi.
Magari sommerso dalla plastica. (Alfredo Laurano)


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