sabato 1 ottobre 2016

DIVERSAMENTE GIOVANI

Non tutti sanno che oggi è la giornata internazionale degli anziani, stabilita dall'Onu per il 1° ottobre di ogni anno, e domani 2 ottobre è la Festa dei nonni.
Se ne sono occupati in molti, di terza e quarta età: dal “De senectute” di Cicerone all’omonima lectio magistralis di Norberto Bobbio, secondo il quale la vecchiaia non è scissa dal resto della vita precedente, ma è la continuazione dell’adolescenza, della giovinezza, della maturità.
Rispecchia l’idea dell’esistenza e cambia l’atteggiamento verso di essa, a seconda di come ognuno l’ha concepita quella vita: come una montagna impervia da scalare, o come una fiumana in cui sei immerso, o come una selva in cui ti aggiri incerto sulla via da seguire.

Il mondo di tutti i vecchi è il mondo della memoria. Alla fine, sei quello che hai pensato, amato, compiuto: sei il tuo presente sommato ai tuoi ricordi. Sono la tua ricchezza: gli affetti che hai alimentato, i pensieri che hai pensato, le azioni che hai compiuto, la memoria che hai conservato e non hai lasciato cancellare e di cui tu sei rimasto il solo custode.

Ma quand'è che si diventa anziani? Quand'è che si passa dallo sviluppo e dalla crescita all'invecchiamento?
Non lo sappiamo, anche perché non c’è un interruttore, un momento preciso, una data, un segnale certo che ce lo riveli. E’ un processo lento e inconsapevole di graduale adattamento culturale e fisiologico, che elude la nostra vigilanza.
Quello che cambia e che ci cambia nel tempo è  appunto la visione della vita, la percezione degli altri e del mondo esterno, la valutazione dei fatti, le riflessioni ed i pensieri che nascono improvvisi, le prospettive, i programmi, le speranze, i sentimenti e l’inevitabile mole dei ricordi che cresce con l’età.
Cambiano i nostri occhi, il nostro sguardo si addolcisce e quasi si consuma, anche se non ce ne rendiamo conto. Si fanno “acquosi”, stanchi e lenti e raccontano una vita di fatiche e sacrifici, di momenti di  felicità e gioia, un' infanzia difficile o serena e una giovinezza ancora ben impresse nella nostra anima sociale.
Ricordo gli occhi mio padre che, in vecchiaia, si riempivano ogni giorno di bontà.

Per i giovani e i bambini, gli anziani rappresentano l’idea del passato e della Storia, ma anche della forza e del buon senso. Sono simboli e metafore spesso lontani ed evanescenti, sono testimoni di vita e di esperienza, anche se, a volte, rompono le palle e ripetono sempre le stesse cose, fino alla noia.
Sono, tuttavia, ancora un punto di riferimento, una garanzia di saggezza nella difficile gestione delle famiglie attuali. Prima ne erano addirittura i numi tutelari, per riconosciuta autorità e carisma.
Un concentrato di equilibrio, di ragionevolezza e di fiducia senza tempo, fragili nella ossa, ma determinati nella convinzione di essere ancora utili e un buon esempio di vita per la propria famiglia e per gli altri.
E’ quello che più commuove è proprio l’ attaccamento alla vita, ai sentimenti, alla famiglia, ai nipoti. E, nonostante l’età e gli acciacchi sono sempre pronti a rispondere “presente”!

Gli anziani vanno tenuti stretti e coccolati - e non lo dico per interesse della categoria - ricordando che un bacio, un abbraccio,  un ti voglio bene sono la migliore medicina per i loro mali.

Ogni tempo della vita ha bisogno di semplici emozioni che appaghino e gratifichino: dal risveglio del mattino al caffè con gli amici; dalla voglia di leggere e sapere al sorriso dei bambini; dalla buona compagnia al piacere del mangiare; dal rispetto di chiunque al diritto di contare.
Non serve, a mio avviso, dichiarare di sentirsi giovani dentro - come si dice per prendersi gioco di se stessi e per sublimare l’idea della fine - perché si invecchia in tutti i sensi, pur senza abbandonare la forza del pensiero: la decadenza fisica e i problemi di salute ne sono la più ampia prova.
Conta la consapevolezza del tempo che, inesorabilmente, scorre nelle varie fasi dell’esperienza umana, fra infiniti dubbi e perché senza risposta. 
Guardando in un cannocchiale, uno degli anziani protagonisti del film Youth di Sorrentino (il regista Mike) dice ai suoi sceneggiatori: "questo è quello che si vede da giovani: tutto vicinissimo, quello è il futuro... 
E questo - girandolo al contrario - è quello che si vede da vecchi: tutto lontanissimo, quello è il passato".
Tutto dipende allora da come metti il cannocchiale. Da che lente usi per guardare il mondo. 
Quel cannocchiale riflette la vita e le età dell’esistenza di ciascuno.
Comunque facciamoci gli auguri.
 1 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)




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