venerdì 30 settembre 2016

MENO MALE CHE SILVIO C’ERA /913

Tutte le Reti Mediaset gli hanno fatto festa, hanno rievocato le sue gesta, hanno raccontato la sua vita, i suoi amori e le sue avventure. Hanno stravolto i palinsesti con lunghi servizi nei Tg, con speciali e sorprese nei programmi, per festeggiare il fondatore e proprietario.

E’ stato il B-day televisivo, appena appena celebrativo, nei toni e nel linguaggio, sul modello nord-coreano. 
Ne hanno parlato per ore e ore, a canali quasi unificati, lo hanno sommerso di auguri, di fiori, di ricordi e pensierini, fino al regalo della videolettera di quindici minuti “Caro Presidente”.
Fino alla possibile nausea mediatica.
Silvio Berlusconi  - che i suoi ex amici e compari oggi definiscono “corruttore, bugiardo, sadico” - ha ieri compiuto ottant’anni.

E’ vero, forse lo abbiamo già dimenticato, c’era una volta un’Italia in cui si era o pro o contro. 
Silvio si amava o si detestava. O, quanto meno, si doveva scegliere: si saliva sul suo carro o si restava sdegnosamente a terra. Lo si aggrediva, anche con le statuine del Duomo, lo si insultava, lo si spernacchiava anche nel mondo, come lui faceva con gli italiani, con la stampa, con la magistratura: Ruby, le Olgettine, il Bunga bunga, il sistema prostitutivo, la frode fiscale, il rapporto con Dell’Utri, le amicizie ambigue, la compravendita dei senatori, i tanti processi, le condanne, le assoluzioni, le prescrizioni, le leggi ad personam e le leggi vergogna come la Cirielli che, secondo Cantone è “un incentivo alla corruzione”.

Poi, tutto è cambiato, come sempre o spesso accade: gli amici sono diventati nemici, come nel tragico 8 settembre del 1943.
Da Fini a Casini (“un grande inganno”), da Alfano a Verdini, a Pisanu, a Formigoni, a Follini, a Urbani, a Capezzone, a Cicchitto, a Guzzanti, al “fedefissimo” Fede.
Persino il leggendario cantore Sandro Bondi, che poetava le sue gesta e il suo sconfinato amore, ora lo insulta pubblicamente e dice “Berlusconi ci lasciava giocare con la politica e con le idee, fino a che non toccavamo la sostanza dei suoi interessi e del suo potere.
Seducente e abbandonato, quindi: è un bilancio triste, l’impietoso ritratto che gli ex amici e alleati fanno oggi di un leader che ha condizionato un ventennio della vita italiana, che lo hanno ben conosciuto, esaltato e che adesso lo demonizzano e lo sputtanano. Dice ancora Bondi: “sono giunto alla conclusione che non vi è alcuna grandezza tragica in lui”.

Roma, dodici novembre 2011, ore 21.42, palazzo del Quirinale: Silvio Berlusconi non è più il presidente del Consiglio. Ha consegnato le sue dimissioni nelle mani del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Un atto formale che segna al tempo stesso la fine del berlusconismo e dell’esperienza governativa più longeva dal secondo dopoguerra ad oggi.
Una data storica. La fine di un’era durata 18 anni.
Migliaia di persone hanno atteso la notizia per ore, festeggiando e brindando nelle piazze.

Cosa resta del tanto amore-odio di quei tempi che sembrano lontani, della rivoluzione liberale, della promessa della cuccagna fiscale, della grande comunicazione, del bombardamento delle sue TV, dello stile e del mito del berlusconismo acritico e sfrenato? 
Solo l’analisi dell Storia e della Sociologia.

Tanto lifting, trapianti e la costante tintura per capelli non cancellano l’età: una specie di salma imbalsamata. 
Il recente intervento chirurgico e la convalescenza lo hanno ricondotto nella dimensione umana, sui binari dell’anagrafe e della mediocre normalità.
Adesso, comunque, a capo del governo c'è un altro bugiardo cronico di fronte al quale anche il decadente Silvio appare un dilettante della menzogna.
30 settembre 2016 (Alfredo Laurano)







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