sabato 15 ottobre 2016

UNA BANDA DI SCIOCCHI

Oltre alla Banda degli ottoni a scoppio che accompagna il corteo funebre dal Teatro Strehler a piazza Duomo, per l'ultimo saluto laico a Dario Fo, c’è un’altra folta banda di idioti che, di tutto ciò che Dario ha dato a questo Paese, ricorda, maliziosamente ed esclusivamente, la sua presunta adesione alla RSI.
A questi poveretti che vogliono solo pregiudicare e screditare - come se non bastasse tutto quello che Dario e Franca hanno dovuto subire in vita, a livello di discriminazioni e oltraggi - vorrei semplicemente sottoporre alcune considerazioni. 

Voi che con supponenza sentenziate e condannate, riuscite a capire oggi, cosa volesse dire vivere il  fascismo e nel fascismo a diciassette anni? In quale clima, in quali condizioni…. Quando il regime imponeva, soprattutto ai giovani, un’adesione incondizionata?
Questa, credo, sia la domanda giusta da porsi e non le tante odiose affermazioni di chi, a scarso di argomenti, ama giudicare le persone per categorie, come gli oroscopi o i segni zodiacali, e non per la loro storia, la loro coscienza e il loro valore esistenziale, scagliano veleni e frecce di ridicola ironia contro un grande del teatro.
A Repubblica, nel 1978, Dario  Fo dichiarava: "Io repubblichino? Non l'ho mai negato. Sono nato nel '26. Nel '43 avevo 17 anni. Fin a quando ho potuto, ho fatto il renitente. Poi è arrivato il bando di morte. O mi presentavo o fuggivo in Svizzera. Mi sono arruolato volontario per non destare sospetti sull'attività antifascista di mio padre, quindi d'accordo con i partigiani suoi amici….”

Vera o meno, questa affermazione, oggetto anche di querela contro i propri detrattori da parte di Fo, resta una circostanza relativa, una risposta alle insinuazioni e alle malignità, non probatoria.  Significativo è l’uso che se ne fa: per chiacchiere da bar o per l’avvilente gossip di certi giornaletti senza senso.

Dati i tempi bui e le diverse circostanze di luogo e di vita, in un modo o nell’altro - come condivisione di idee o posizioni, come collaboratori di giornali, di riviste, di premi letterari e manifesti o come militanti o iscritti, o affascinati dal Littorio o repubblichini - hanno portato la camicia nera, anche solo metaforicamente, una serie infinita di noti politici, scrittori, attori e intellettuali.
Alcuni lo hanno fatto per opportunismo, altri per paura o per ricatto, altri ancora per libera scelta.
Qualcuno non amava l’olio di ricino e il manganello.
Qualche esempio?
Albertazzi, Biagi, Bocca, Boldrini, Guttuso, Curzio Malaparte, Pavese, Guido Piovene,  Dino Risi, Roberto Rossellini, Enrico M. Salerno, Tognazzi, Mastroianni, Vianello, Walter Chiari, Dapporto, Elio Vittorini, Ignazio Silone, Margherita Hack, Eugenio Scalfari, Indro Montanelli e l’elenco continua….continua, quasi senza fine.
Tutti questi si sono poi pentiti e ravveduti e sono stati convinti antifascisti, nella vita, nelle opere, nei comportamenti.

Chi può e a che titolo e con quale diritto condannarli?
Solo coloro che si dichiarano, ipocritamente, fulgidi esempi di coerenza e di rigore, fin dalle fasce, cresciuti nella libertà e nel benessere, acquisito senza sforzo o costrizioni. Vergognatevi!

15 ottobre 2016 (Alfredo Laurano)

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