lunedì 3 ottobre 2016

LA SFIDA

Da molti anni, sono finiti i tempi del rispetto e della discrezione nell’ambito politico: quelli delle civili dispute di Togliatti -De Gasperi, di Nenni-Fanfani, di Moro- Berlinguer.

Oggi, ciò che accade che nella degenerata politica italiana - fatta di tifo da stadio, di ultras, di insulti, di palate di fango, di pregiudizi, di basse insinuazioni e colpi proibiti - si trasferisce pari pari nei talk televisi. In quei confronti che diventano, inevitabilmente, scontri, assalti, duelli di parole, di gesti, di smorfie e di offese all’arma bianca.
Sfide e conflitti, a volte feroci e spietati, quasi come i combattimenti di galli o di cani, con i cittadini elettori nelle assurde vesti di eccitati spettatori o di mandanti o di scommettitori.
Nell’era dell’immagine e del virtuale, tutto si consuma sull’altare della obbligatoria devozione che si deve a sua maestà, la comunicazione, che ormai costituisce il fine, la misura, il valore e il contrappeso di ogni attività, impresa o prestazione.
Per ovvie ragioni di bon ton e di formalissimo rispetto, ciò non è avvenuto nel faccia faccia, in apparente punta di fioretto, Renzi-Zagrebelski di due giorni fa. Anche se è stato un confronto asimmetrico e piuttosto squilibrato.
Intanto, nonostante le scommesse della vigilia e le valutazioni del post partita – che tanto appassionano gli utenti che si schierano – non ha vinto nessuno e, in ogni caso, non è questo importante per quel campionato.
Da una parte, un giovane bullo e ciarliero nella  parte del “signor Presidente del Consiglio”, cerimonioso, ma pronto alle battute e al calembour, dai toni stentorei, costretto a sopportare pause e a contenersi per non regalare punti all’avversario. Somaticamente distratto e palesemente annoiato.
Dall’altra,  il "nemico" della riforma costituzionale, nei panni e nella persona di un professore di grande levatura morale e culturale, ma non avvezzo a gestire i tempi e i ritmi televisivi e quindi inadeguato e poco efficace.

Invece di continuare a chiedersi, come quasi tutti stanno facendo da quando sono scorsi i titoli di coda del dibattito da Mentana, chi ha vinto e chi ha perso, sarebbe forse più utile un’altra riflessione.

Un tranquillo docente costituzionalista di 73 anni, abituato alla pacata riflessione, ai ragionamenti complessi, a pesare le parole, a esprimersi con linguaggio articolato e ricco di incisi e subordinate, a parlare ex cathedra e ai dibattiti più accademici che politici, può “battersi”, dialetticamente e confrontarsi con  un fine parolaio, abituato alle grandi platee, che si esalta con stesso, anche se nella circostanza è apparso più composto e meno arrogante del solito ?

Il divario sul piano della comunicazione  è eccessivo.
Troppo misurato e contenuto, nei modi e nel linguaggio, anche non verbale, l’ ingenuo accademico contro l’ astuta volpe dei led e delle piazze, un navigato massmediologo che mangia pane e connessione tutti giorni, uso a vendere promesse e annunci, a gestire target e indici d’ascolto, capace di sfruttare proficuamente il mezzo televisivo, adeguando risposte ed espressioni dialettiche e centellinando falli verbali e mimica facciale a misura. Capace di cogliere al volo l’occasione, anche estemporanea, per attaccare, blandire, adulare o lusingare, a seconda del momento.
Da questo punto di vista, non c’è proprio partita!
 (Alfredo Laurano)




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