martedì 1 marzo 2016

L’AMICO JUAN

Ancora una volta, grazie alle magiche combinazioni dei nuovi social, ho ritrovato un amico, di cui avevo perso tracce e connotati da una trentina d’anni. E’ ricomparso sulle pagine di FB e mi ha chiesto la consueta amicizia digitale.
Mi è già successo tante volte, come a tutti, e questa possibilità è certamente un importante bonus di questa tecnologia che favorisce contatti, incontri, nuove conoscenze, dialogo e partecipazione sociale, sia pure con le dovute attenzioni e precauzioni.
Lo è un po’ meno, quando, attraverso gli stessi meccanismi, si viene a conoscenza di notizie molto meno liete o della scomparsa di persone amiche che, a vario titolo, hanno attraversato e incrociato la nostra vita e poi, nel tempo, si sono dissolte nelle ignote strade del tempo e del caso.
Stavolta, per fortuna, mi ha cercato e contattato, con reciproco piacere, il vecchio amico detto Juan, con il quale ho condiviso molti anni della giovinezza, di musica, bisbocce ed avventure varie.
Scanzonato, fantasioso, fuori dal coro, un po’ hippy, un po’ figlio dei fiori e un po’ espressione di quell’utopia, che nella seconda metà degli anni Sessanta, proponeva un modello di vita alternativo, contestando in modo non violento la società dei consumi e la cultura di massa.
Juan non amava molto regole e vincoli, sia affettivi che di lavoro, si accontentava dell’essenziale, non aveva pretese, né mire di ricchezza o di successo. Aveva scelto, fin da allora, di vivere con poco, alla giornata, ma soprattutto libero, tra femmine e chitarre. 
Anche nella maturità non ha mai rinnegato questa sua filosofia ed è rimasto fedele ai suoi principi, come ho verificato in questi giorni.

In quegli anni, un po’ tutti – chi più, chi meno – ci caratterizzavamo esteriormente nel modo di vestire vivace, informale e approssimativo, sia nei colori, che nello stile, freak e sessantottista. Figli della beat generation in campo culturale, politico, soprattutto, musicale. Ho ancora il mio vecchio eskimo nell’armadio.

Ci siamo incontrati, riabbracciati e rivisti con gioia e con affetto, e ci siamo reciprocamente raccontati. Devo confermare che è rimasto uguale, con lo stesso spirito, la sua aria casual e la stessa voglia di cantare le sole note della sua libera canzone. Tra l’utopico e l’atarassia.
Poi, mi ha invitato a partecipare a un incontro - dibattito fra amici e conoscenti per discutere liberamente su un tema di attualità, come ama fare almeno una volta al mese.
Ho accettato con piacere: abbiamo discusso di migrazione-evoluzione, con digressioni inevitabili su argomenti a lato o, casualmente, emersi o rilanciati all’attenzione di ciascuno.

E’ un modo per tener allenato il cervello, per riflettere a voce alta, per non sprecare giudizi e considerazioni, per confrontarsi con le idee altrui e col pensiero dominante e omologato, imposto da un certo potere e dalle sue grancasse mediatiche. E, anche, a dirla tutta, per espellere qualche tossina di troppo, accumulata nel Web.
E devo dire che questo primo incontro è stato molto interessante e soddisfacente.
Un bel salottino semplice e spontaneo, fatto di persone intelligenti ed ospitali.
Benritrovato Juan!

29 febbraio 2016 (Alfredo Laurano)

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