venerdì 4 marzo 2016

SENO CONTRO SENNO


La settima deve averle dato in testa. 
Probabilmente il passaggio forzato dalla rispettabilissima quarta, attraverso la quinta, fino alla poco sinfonica settima, l’ha aumentata a dismisura di seno, ma l’ha fatta uscire di senno.
Mentre preparavo pasta e ceci, mi è capitato di seguire per caso un momento di TV spazzatura, quella di madonna D’Urso, che ospitava la solita, strabordante Francesca Cipriani.
Si pretendeva di parlare, per l’ennesima volta, di chirurgia plastica e dei suoi limiti ed era in collegamento il noto chirurgo plastico Lorenzetti, persona apparentemente seria e scrupolosa. Nello studio di Milano, il gallinaio delle maggiorate - c’era pure l’altra gieffina, sempre rifatta di settima misura, Cristina Del Basso - schiamazzava, lodando le affascinanti virtù delle finte maggiorate artificiali. Scollature generose, gambe accavallate, sorrisi, battutine, doppi sensi: normale stupidario quotidiano.
La cosa più comica e deprimente, però, si è verificata quando il chirurgo si è permesso di dire di esser contrario alle misure extralarge, provando a far capire che l’eccessivo peso mammario, col tempo, è destinato a creare vari problemi, soprattutto alla colonna, delle sue felici, ma ignare portatrici.
L’oca Cipriani, ferita nell’orgoglio di bambola formosa non pentita, colpita nel profondo della sua unica e appariscente dote, gli ha quasi impedito di parlare, lo ha coperto con i suoi starnazzi solo per dire - a bocca larga, tettone sull’attenti e scuotendo ripetutamente la sua folta cotenna bionda - che lei sta benissimo, che non crede a quelle cose (per non dire stronzate) e che non le casca proprio niente. E lo urlava, toccandosi ripetutamente i respingenti.
Il massimo dell’idiozia elevato a barzelletta televisiva.
Poveretta, una corazza di cerone, botulino e silicone, che le impedisce di capire anche semplice senso di un ragionamento piuttosto elementare.
Magari, prima o poi, la medicina inventerà varie taglie di protesi al cervello.
Per lei basterebbe già una prima.
 3 marzo 2016 (Alfredo Laurano)


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