martedì 8 marzo 2016

OMAGGIO DONNA

Il cammino delle donne verso il riconoscimento dei propri diritti è stato particolarmente lungo e difficile perché, per secoli, sono state considerate diverse e inferiori all’uomo.
Oggi si afferma la parità dei sessi, tuttavia in molte parti del mondo la donna è ancora lontana dal godere di una vera parità di diritti in campo sociale, economico, politico e culturale.
Per motivi diversi, ma soprattutto antropologici e religiosi, le donne di quasi tutti i Paesi in via di sviluppo, di quelli dell’area islamica, di molte culture orientali e di parte dell’America latina vivono, in realtà, una pesante condizione di inferiorità.
Destinate al ruolo di mogli e di madri, non hanno ancora accesso all’istruzione, sono tenute al margine del mondo del lavoro e sono impiegate in mansioni umili e poco pagate.

Soffrono anche di gravi problemi sanitari, in caso di gravidanze e malattie, perché quasi nulla conoscono di igiene e prevenzione.
Sono, inoltre, escluse dalla vita politica ed esprimono un ruolo sociale molto marginale e ridotto, strettamente legato al loro compito.
In certi Paesi, il valore economico di una donna è di molto inferiore a quello dell’uomo e, per le famiglie, avere una figlia è spesso una disgrazia, come accadeva, una volta, anche in Occidente.
Nel Medioevo, le fanciulle erano destinate al convento o andavano a servizio o maritate giovanissime per risparmiare sulla dote.
Nella Storia dell’umanità, le donne hanno comunque subito violenze di ogni tipo, spesso istituzionalizzate da varie forme di potere e di organizzazioni sociali e patriarcali: percosse, abusi, sfruttamento, emarginazione, proibizioni, umiliazioni, sopraffazioni, oltre alla negazione dei diritti più elementari. Poco più che animali da monta e da riproduzione.

Senza dimenticare il "droit du seigneur" (diritto del signore), o “ius primae noctis”, che, oltre al privilegio della prima notte nel talamo della sposa del suddito, faceva in realtà riferimento a un'ampia serie di diritti del signore feudatario, inerenti anche alla caccia, alle tasse, all'agricoltura.
Ma la violenza più diffusa, al contrario di quanto si possa pensare, è quella che avviene, ancor oggi, all’interno delle mura domestiche, ovvero in ambito familiare, e consiste in una serie continua di azioni diverse ma caratterizzate da uno scopo comune: il dominio e controllo attraverso il brutale condizionamento psicologico, fisico, economico e sessuale. La cronaca di questi anni ci racconta continui casi di femminicidi, di maltrattamenti, di sparizioni, di riduzioni in schiavitù.
In Italia, fino a non molti anni fa, l'uomo che uccideva la moglie o la fidanzata per gelosia, poteva contare su una forte attenuante giuridica: il movente "d'onore", grazie alla quale se la cavava con pochi anni di prigione o con l’assoluzione.
Una vergogna che affonda le sue radici in un’eredità culturale arcaica ancora attiva: la femmina come proprietà del maschio.
Le stragi di donne, tuttavia, anche nell’era contemporanea, vengono battezzate dalla cronaca come omicidi passionali, vendette familiari, follie d’amore o raptus della gelosia, quasi a voler dare una specie di giustificazione morale a qualcosa di mostruoso e primitivo. 
(Alfredo Laurano)



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