lunedì 14 marzo 2016

TATUAGGI, SIMBOLI E LINGUAGGI

VIDEO http://www.romatoday.it/eventi/cultura/video-tatuaggi-roma.html

"...Perché è un modo di dimostrarsi se stessa...perché fanno bene al corpo e alla mente...non è più una sottocultura..."

Forma d’arte, di costume, di moda, di decadenza?
Le origini del tatuaggio si perdono nei tempi. 
Nelle pitture funerarie dell'antico Egitto (2000 a.C.) compaiono sui corpi delle danzatrici, i Celti adoravano divinità animali, quali il toro, il cinghiale, il gatto e in segno di devozione se ne tracciavano i simboli sulla pelle. 
Gli antichi romani, che credevano fermamente nella purezza del corpo umano, lo usavano esclusivamente per marchiare schiavi e criminali, mentre i primi cristiani si tatuavano la croce di Cristo sulla fronte.  
Da quando la stirpe umana ha avuto la capacità di marcare la pelle, ha preso il via il fenomeno, dalle prime rudimentali metodologie e disegni, fino ad arrivare ai dettagli tecnologici di oggi.
Marchiati come buoi, o illustrati come quadri e tele, o murales corporei sulla pelle. Paesaggi, scritte, slogan, aforismi, fiori, paesaggi, teschi, serpenti, simboli d’amore, di guerra o religiosi, ma anche di schiavitù, di usanze tribali o di appartenenza a un gruppo o segni antropologici di delinquenza, come sosteneva Lombroso. Infatti, una volta si marchiavano i condannati.

Può essere e significare davvero tutto. 
Ci si tatua per fissare un momento della propria storia: un pensiero, una prova, un credo, un amore, un rito di passaggio, un marchio distintivo, un ricordo che non si vuole cancellare dalla mente e dalla vita.
C’è un’ideologia di fondo che accomuna praticamente tutte le varie forme del tatuaggio: queste creazioni della pelle hanno tutte un significato fondamentale e personale per l’individuo che lo pratica: è la chiave di ogni disegno.
Le motivazioni per cui oggi ci si tatua non sono molto diverse o distanti da quelle che contrassegnavano l’individuo come membro di una determinata tribù.
Ricordando, soprattutto, che nel secolo scorso, i tattoo erano il marchio di minoranze etniche, marinai, veterani di guerra, malavitosi, carcerati ed erano considerati indici di arretratezza e disordine mentale.
Tali forme “artistiche” erano e sono, non solo espressioni per celebrare l’io individuale o il proprio corpo, ma avevano ed hanno legami più intimi, in relazione a convinzioni religiose, spirituali e magiche.
Ognuno gli attribuisce un senso o un valore: per vanità, per omaggiare il corpo, per prestarlo all’arte, per soddisfare il proprio narcisismo, per esibire l’opera di qualcuno sul proprio cartellone itinerante, scegliendo e decidendo come essere “marchiato”, con quale decoro strabiliante.
Le composizioni oggi coprono qualsiasi porzione del corpo e della pelle, dalla testa, ai piedi, attraversando il collo, il petto, l’inguine, le braccia, la schiena, le gambe, fino al pene o le labbra vaginali, in compagnia spesso di anellini, borchie e catenine.

L’uso massiccio del tatuaggio, e anche del piercing, ha trasformato, comunque, il corpo in nuovo strumento di comunicazione.
Di che, è tutto da scoprire, da capire e interpretare.
12 marzo 2013 (Alfredo Laurano)

Per chi volesse osare di più, suggerisco un paio di link video:

https://www.youtube.com/watch?v=9ZAr3zwTIh8
https://www.youtube.com/watch?v=9ZAr3zwTIh8






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