martedì 8 marzo 2016

ACACIA DEALBATA CHE OGGI FIORISCE

Della mamma, del papà, dei nonni, dei santi, dei defunti, della Repubblica, della Liberazione, oltre a tutte quelle comandate – Natale, Epifania, Carnevale, Pasqua, Ferragosto – fino a quella, fra le più insopportabili, della donna, l’otto marzo.
Se non esiste ancora, e mai esisterà, la festa dell’uomo, ci sarà un perché.
Non svelerò il mio, perché ognuno, certamente, troverà, in cuor suo, una più che evidente risposta a questa facile e quasi retorica domanda.

Saremo sommersi, come sempre, da milioni di spugnose e puzzolenti pallette gialle che si dicono mimose, da chiassose serate in pizzeria, da canti, danze e libagioni nei calici dell’euforia e da squadre di “stripper” depilati e tonici, dallo sguardo quasi intelligente e dall’addome scolpito, pronti a regalare, a certe ingorde femmine, qualche timida emozione trasgressiva e qualche briciola sublime di sesso surrogato.

Un’avvilente parodia dell’emancipazione a comando che porta schiere di rispettabili signore a fare qualcosa di inusuale e stravagante, che negli altri giorni dell’anno non possono permettersi, sovvertendo tutte le regole quotidiane, a patto che il giorno dopo si riaffermi lo status quo. Cioè, tornare nella loro riserva indiana, in cui molte ancora vivono, per abusi e discriminazione.
Per una sera, molte donne libereranno le proprie represse fantasie, oseranno mostrare autonomia e spregiudicatezza, dimenticheranno fabbriche e lavoro, pannolini e minestrine, bollette, rate e mutui da pagare, compagni, mariti e genitori da consolare e da accudire. Si ribelleranno per celebrare il rito.

E, già, la chiamano “festa”, ma l’otto marzo è un giorno della memoria dal significato profondo e, anche se il consumismo moderno ha voluto imprimere un senso assai diverso, è bene ricordare che è il giorno nato dalla lotta per i diritti civili delle donne.
Per molto tempo, si è alimentata la famosa leggenda dell’incendio del 1908, dove 129 operaie, che scioperavano nella fabbrica di camicie Cotton di New York per protestare contro le disumane condizioni di sfruttamento, trovarono una morte orribile, arse dalle fiamme di un incendio appiccato volontariamente. In realtà, questa vicenda non è forse mai accaduta o, probabilmente, è stato confusa con l'incendio di un’altra fabbrica tessile della città, avvenuto nel 1911, dove morirono 146 persone, tra le quali molte donne.
I fatti che hanno realmente portato all'istituzione di questa festa sono quindi legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto, e alle loro conquiste sul piano dell’economia e della politica.
Affonda le sue radici nella manifestazione che il Partito Socialista americano organizzò il 28 febbraio 1909, a sostegno del diritto delle donne al voto.
Proprio in quegli anni, le donne si attivarono sul tema delle rivendicazioni sociali e molte decisero di scioperare e scendere in piazza per molti giorni, per chiedere un aumento di salario e il miglioramento delle loro condizioni di lavoro.

Nel 1910, l’VIII Congresso dell’Internazionale socialista proposte di istituire una giornata dedicata alle donne.  L’anno dopo, a New York, la fabbrica Triangle andò a fuoco e centocinquanta donne persero la vita.
Da allora, le sollevazioni femministe si moltiplicarono in tutta Europa. 
Ma, fu solo nel 1917, quando le donne di San Pietroburgo manifestarono in piazza per chiedere la fine della guerra, che si fissò all’8 marzo la festa della donna.
Nel 1946, tutta l’Italia partecipò alla festa e si scelse la mimosa, la pianta che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, come simbolo della ricorrenza. Poi, col tempo e le trasformazioni sociali e di costume, si è arrivati, inevitabilmente alla volgare speculazione commerciale e agli extracomunitari che vendono mazzetti, come ombrelli o fazzoletti, ai semafori e davanti ai supermercati.
Come scrivevo in altre occasioni, i diritti delle donne non possono contare solo un giorno all’anno, che spesso si riduce o si trasforma in una specie di carnevale del sessismo pacchiano a poco prezzo.
Il valore della ricorrenza, al di là degli aspetti banali, mercantili e repellenti che più ci fanno schifo, riveste un significato simbolico ben diverso.
E' un'occasione in più per ricordare le conquiste, l’autonomia e la totale parità di diritti delle donne, ma anche le continue violenze e le discriminazioni sociali e religiose, di cui sono ancora oggetto in molte parti del mondo, nonostante il ruolo irrinunciabile e l’importanza della loro presenza nella società, ancora, prepotentemente, tardo-maschilista.
Per questo, auguri alla persona Donna.   Otto marzo duemilasedici 
(Alfredo Laurano)

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