lunedì 19 dicembre 2022

ZITTI E BUONI /2267


Dai vicoli di Roma, al palco di Sanremo e, da ieri, a quello d'Europa.
Dopo 31 anni, dopo Gigliola Cinquetti (1964), dopo Toto Cotugno (1990), l’Italia vince l’Eurovision con I Maneskin, band rock dal nome straniero (che in lingua danese d'origine della bassista Victoria significa 'chiaro di luna'), ma di formazione romana.

Un vero trionfo della musica italiana contemporanea, anche se un po’ lontana da quella della nostra grande tradizione, sia classica che leggera.
Non pensate a Verdi e Puccini, o a De Andrè, Dalla, Battisti, Guccini o Battiato e tanti altri inutili e noiosi strimpellatori dell'antichità: altre storie, altri tempi, altri testi, altre melodie.
Oggi corna, tatuaggi, travestimenti e turpiloquio sono i nuovi strumenti che veicolano la musica o ciò che vagamente le assomiglia.
Per regolamento, i nostri i nuovi re dell’heavy metal erano stati costretti non a caso a ripulire il loro brano dalle parolacce. Una censura che il gruppo aveva accettato, ma non condiviso. “Noi suoniamo musica che amiamo e questo non ha prezzo. L'importante è essere coerenti con chi si è”.
Urla e lingua fuori, infatti, il primo post Instagram dei Maneskink dopo il trionfo arrivato in piena notte: “Il rock’n roll non morirà mai. Stanotte abbiamo fatto la storia. Vi amiamo tutti!”.
Siamo tutti fieri di voi e orgogliosi di essere italiani.
Anche se la musica è tutt’altra cosa.
23 maggio 2021 (Alfredo Laurano)

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