lunedì 19 dicembre 2022

DIAMOCI UNA MOSSA /2298


E c’è qualcuno che ancora parla di terrorismo ecologico, di scientismo, di gretismo, come fosse una malattia contagiosa, una sindrome di grave patologia collettiva.

Come scrive il geologo Mario Tozzi, nell’introduzione al suo ultimo libro “Un’ora e mezza per salvare il mondo”, è ora di darsi una mossa.

Perché, per quel che riguarda il clima, non c’è più tempo da perdere: “Anche se il genere umano fermasse oggi stesso tutte le sue attività, comprese le fabbriche, gli allevamenti intensivi e il traffico che producono gas clima-alteranti, prima di vedere la temperatura scendere – e non continuare a vederla salire come sta avvenendo ora – ci vorrebbe mezzo secolo. Quindi, il tempo è poco. Anzi, siamo già in ritardo!”.

Dietro al caldo record del Canada, allo scioglimento dei ghiacciai e da ultimo le alluvioni della Germania, c'è il cambiamento climatico: alluvioni istantanee come mai viste da secoli, decine di vittime, case e infrastrutture distrutte, ponti crollati e villaggi sommersi. Tutto questo, che è anomalo e accelerato rispetto al passato, dipende esclusivamente dalle attività produttive dei sapiens che vomitano in atmosfera milioni di tonnellate di gas derivati dalla combustione e dall'uso improprio del territorio.

È quello che predica da tempo il movimento Fridays for Future, che non nasce dalle istituzioni, ma da una studentessa 16enne, Greta Thunberg e da tutti i ragazzi che si mobilitano per un loro diritto: avere un futuro.

Sono proprio loro che hanno capito il problema, ma nessuno li ascolta perché viene detto loro che sono troppo giovani o che sono manipolati. Qualcuno è arrivato a ipotizzare dei ‘poteri forti’ dietro a Greta, come se fosse un burattino nelle mani di chissà chi. Invece, gli unici poteri forti sono quelli del petrolio e del carbone che continuano a speculare sul futuro di tutti. Queste multinazionali sono i veri poteri forti, non certo Greta.

Eppure ci sono persone che continuano a negare la teoria dello scioglimento dei ghiacci, così come del surriscaldamento globale.

Chi nega questa evidenza o non è uno scienziato, o è in malafede, o è manovrato da quei poteri forti di cui sopra.

Sono un'altra razza di negazionisti, assai di moda in questi tristi tempi, pagati dalle aziende, dalle multinazionali petrol-carbonifere che spendono ogni anno decine di milioni di dollari per fare disinformazione sul clima. Lo fanno apposta, per confondere le persone, come fecero a suo tempo le grandi industrie produttrici di tabacco, quando uscirono i primi dati sulle sigarette che sono cancerogene.

Perfino papa Francesco nell’enciclica “Laudato si” ha incentrato il suo messaggio sulla protezione del creato, dimostrando di avere una spiccata sensibilità ecologica. Finalmente un Papa green che, senza mezzi termini, dice che, sul clima, bisogna ascoltare gli scienziati.

Intanto, dopo questi ultimi avvisi di disastro, se non azzeriamo le emissioni che alterano il clima, prepariamoci alle invasioni di meduse nelle acque troppo calde e delle cavallette nelle terre devastate dagli incendi: i segnali dell'Apocalisse.

21 luglio 2021 (Alfredo Laurano)

 

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