Meluzzi banalizza Auschwitz con la scritta “andrà tutto bene” per fare polemica sul Covid.
Utilizzare il simbolo della fabbrica della morte nazista, dove un milione e duecentomila persone sono state rese schiave, torturate, picchiate gasate e bruciate, dove è stata cancellata l’idea stessa di umanità per pura propaganda politica, a me fa orrore e schifo.
Cosa avrà voluto dire questo buffone. Un giorno forse ce lo spiegherà.
Una provocazione retorica.
Il saccentissimo Meluzzi - vescovo e primate della Chiesa Ortodossa Italiana, che risponde al nome di "Sua Beatitudine Alessandro I", nonché psichiatra di dubbia credibilità e dal rutilante passato politico: già comunista, radicale, socialista, berlusconiano, cristiano democratico, ma anche adepto della massoneria e diacono cattolico - è affetto da avvilente meschinità e da ossessivo delirio, mistificato fra mille maschere alla ricerca di una possibile, credibile identità.
È un tuttologo dalla folta chioma, uso a parlarsi addosso nei salotti televisivi e incline, di suo, a privilegiare posizioni xenofobe, razziste e integraliste.
Praticamente un talebano travestito da vescovo, da criminologo e da impalpabile psichiatra parolaio. 20 ottobre 2020 (Alfredo Laurano)
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