venerdì 9 ottobre 2020

FRATELLI SENZA COLTELLI

«Fratelli tutti», è l’enciclica sociale di papa Bergoglio. La sua Internazionale.
Accanto alla difesa dell’ambiente e alla critica del sistema capitalistico rilancia la centralità dei diritti senza frontiere, contro i muri dei nazionalismi esasperati, contro la globalizzazione dell’indifferenza. 
E mai più guerra, né pena di morte.
Fraternità e amicizia sociale sono le vie indicate dal Pontefice per costruire un mondo migliore, più giusto e pacifico, con l’impegno di tutti: popolo e istituzioni. 

Ma quali sono i grandi ideali e le vie concretamente percorribili per chi vuole costruire quel mondo più giusto e fraterno nelle proprie relazioni quotidiane, nel sociale, nella politica, nelle istituzioni? 
Questa la domanda a cui intende rispondere, principalmente, “Fratelli tutti”, che il Papa definisce una “Enciclica sociale”, mutuando il titolo dalle “Ammonizioni” di San Francesco d’Assisi, che usava quelle parole “per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo”.
Il Poverello “non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l’amore di Dio”, scrive il Papa, suscitando il sogno di una società fraterna”. 
L’Enciclica mira a promuovere un’aspirazione mondiale alla fraternità e all’amicizia sociale, a partire dalla comune appartenenza alla famiglia umana, dal riconoscerci fratelli perché figli di un unico Creatore, tutti sulla stessa barca, e da promuovere non solo a parole, ma nei fatti. Fatti che si concretizzano nella “politica migliore”, quella non sottomessa agli interessi della finanza, ma al servizio del bene comune, in grado di porre al centro la dignità di ogni essere umano e di assicurare il lavoro a tutti, affinché ciascuno possa sviluppare le proprie capacità. 
Una politica che, lontana dai populismi, sappia trovare soluzioni a ciò che attenta ai diritti umani fondamentali e che punti ad eliminare definitivamente la fame e la discriminazione. 

Al contempo, Papa Francesco sottolinea che un mondo più giusto si raggiunge promuovendo la pace, che non è soltanto assenza di guerra, ma una vera e propria opera “artigianale” che coinvolge tutti. Che punta alla giustizia attraverso il dialogo, in nome dello sviluppo reciproco. 
Di qui deriva la condanna che il Pontefice fa della guerra, “negazione di tutti i diritti” e non più pensabile neanche in una ipotetica forma “giusta”, perché ormai le armi nucleari, chimiche e biologiche hanno ricadute enormi sui civili innocenti. Forte anche il rifiuto della pena di morte, definita “inammissibile”, e centrale il richiamo al perdono, connesso al concetto di memoria e di giustizia: perdonare non significa dimenticare, scrive il Pontefice, né rinunciare a difendere i propri diritti per custodire la propria dignità, dono di Dio. 
Sullo sfondo dell’Enciclica c’è la pandemia da Covid-19 che – rivela Francesco – non è il castigo di Dio, come sostengono apertamente i fanatici integralisti, i media ultracattolici e tradizionalisti della destra religiosa americana e anche nostrana, che affermano che il Papa e i peccatori sono la causa del coronavirus. 

“La pandemia ha fatto irruzione in maniera inattesa, proprio mentre stavo scrivendo questa lettera. Ma l’emergenza sanitaria globale è servita a dimostrare che, in un mondo globalizzato e interconnesso, ci si può salvare solo insieme: “Nessuno si salva da solo”, è giunta davvero l’ora di “sognare come un’unica umanità” in cui siamo “tutti fratelli”.

Grande Bergoglio, sempre più vittima di feroce linciaggio perché dà fastidio, perché in più occasioni si è schierato contro il mondo degli affari e del business internazionale; perché è contro le banche e i poteri forti; contro i fanatici del profitto che sanno far strage della dignità di chi arranca per sopravvivere. Perché si scaglia, spesso e volentieri, contro gli idoli della prepotenza, del lusso e del denaro, che impediscono un’equa distribuzione della ricchezza; perché afferma che bisogna sconfiggere la piaga della fame, aggravata dai conflitti e dagli immensi sprechi di cui siamo complici; perché predica che le coscienze si convertano alla giustizia, all'uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione. 
Molti lo vogliono distruggere, perché è un uomo che tenta di migliorare questo mondo. 
E questa enciclica ne è la prova provata: un atto di indiretta accusa, uno straordinario regalo che ha fatto non solo ai fedeli, ma soprattutto a tutti noi e alla società laica e civile.
6 ottobre 2020 (Alfredo Laurano)

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