venerdì 28 agosto 2020

L’ANTESIGNANO DEI LEONI DA TASTIERA /2108

Don Ferrante è l'amante di Donna Prassede nel romanzo I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
Manzoni lo ritrae con i tipici caratteri dell'erudito secentesco, immerso nello studio morboso di qualsiasi disciplina, dalla storia alla scienza, alla medicina, alla filosofia. Tuttavia, vengono ironicamente sottolineati la sua profonda passione per studi oggi dimenticati e i pungenti giudizi verso quelli che oggi sono considerati i grandi capostipiti della filosofia; nella descrizione della sua grande biblioteca, appare più volte il nome del Cardano, e il nobiluomo considera Aristotele semplicemente "il filosofo" e il Machiavelli un "mariolo". 

Ma, in tempi di Coronavirus, questo oscuro personaggio manzoniano, niente a che vedere con Renzo, Lucia, don Abbondio o l’Innominato, torna prepotentemente in auge per le sue pseudo ipotesi scientifiche avanzate per spiegare l’insorgenza della peste, dotte stramberie che, purtroppo per lui, non gli evitarono né il contagio e ancor più la morte. 

Internet e i social hanno moltiplicato in questi decenni, in modo esponenziale, il numero di pseudo esperti in tutti le discipline, in ossequio alla famosa frase attribuita a Andy Warhol per cui, prima o poi, tutti hanno il loro quarto d’ora di celebrità. La rete, in sostanza, ha decuplicato a dismisura le chiacchiere da bar, quelle declamate con voce stentorea davanti a una birra o a una fumante tazzina di caffè. 
La pletora di pseudo esperti discetta su qualsiasi materia dello scibile umano e non. Dalla politica al calcio, dall’economia all’imprese spaziali, dall’ultimo modello di cellulare, fino, naturalmente, alla scienza. Più la questione su cui argomentare si fa complessa, più il “professionista” da bar si sente autorizzato a pontificare, imponendosi in mezzo a un manipolo di persone se possibile ancora più ignoranti. 

Illuminante questo magnifico editoriale di Marco Travaglio che cerca e trova innegabili analogie con la cruda attualità. 
“Ricordate don Ferrante, una delle figure più tragicomiche de I promessi sposi? La peste faceva strage, ma il governo spagnolo e la scienza al seguito la negavano o la minimizzavano. La gente la vedeva, se la buscava, ne moriva. Però don Ferrante, scienziato di regime, diceva che non era peste, ma una “fatale congiunzione di Saturno con Giove”. Scrive Manzoni: “Su questi bei fondamenti, don Ferrante non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle”. 

Lungi da noi augurare – come fanno i soliti webeti – la stessa fine a Flavio Briatore, a cui anzi formuliamo i più fervidi auspici di pronta guarigione, come ai 60 e passa sventurati dipendenti del Billionaire. Il Covid non è la peste e Briatore non è uno scienziato, sebbene gli house organ destronzi lo tràttino come tale, anche perché non s’è mai capito esattamente cosa sia. Certamente è, o almeno era fino a ieri, uno degli spiriti guida della destra berlusconian-salviniana. 
Poi, dopo mesi passati a raccontare la favola del Covid, inventato dal governo comunista per metterci tutti ai domiciliari, imbavagliarci con le mascherine, abolire le elezioni, conservare il potere, distruggere l’economia e regalare soldi ai poveracci con le mogli cesse anziché ai ricchi con le donne fighe, quando bastava qualche pillola di “tachipirigna” (testuale), s’è scoperto che il Billionaire è più contagioso di Codogno, Vo’ e Alzano Lombardo messi insieme, anche se per lui chiudere le discoteche è roba da sfigati che “non fanno un cazzo nella vita”. 

L’anziano gagà cuneese aveva da giorni i sintomi del Covid ma, visitato al telefono dal professor Zangrillo (“Dica trentatré”), si diagnosticava un raffreddore e, anziché mettersi in quarantena, continuava a girare senza mascherina incontrando centinaia di persone senza mascherina, poi partiva per Montecarlo impestando un altro bel po’ di gente, infine si preoccupava e volava a Milano, perché lui le tasse le paga a Montecarlo ma si cura in Italia, e ora è ricoverato per Covid in un reparto non Covid del San Raffaele, completando la collezione di condotte vietate dalla legge. Quando tornerà in forma, sarebbe buona cosa se ammettesse di aver raccontato un sacco di frottole e suggerisse all’altro cazzaro, quello verde, che incredibilmente gli dà retta, di piantarla di raccontarne. 

Poi si farà l’inventario dei danni (morti e feriti) di questa demenziale campagna negazionista che rischia di riprecipitarci in piena tragedia. E magari i maître e le maîtresse à penser della cosiddetta destra risponderanno a una semplice domanda: Berlusconi, Salvini, Bannon, Briatore… ma uno normale mai?”
27 agosto 2020 (Alfredo Laurano)

 

 

 

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