venerdì 28 agosto 2020

IL PORRO /2103


Non è un ortaggio, come direbbe il suo cognome, ma un "liberale di destra", un liberista ed un libertario.

Almeno, così si definisce questo epigono di Emilio Fede che, con il guitto Mario Giordano, se ne contende l'eredità politica, giornalistica e morale sul farsesco caravanserraglio di Rete Quattro. Dove, peraltro, vivono, respirano e pernottano non stop anche altri ambigui figuri comico-circensi, come Capezzone, Maglie, Santanchè e il solito schifosamente autentico Vittorio Sgarbi, la patetica soubrette che non rallegra nemmeno le capre: sono troppo furbe e intelligenti per farsi coglionare da un coglione megalomane.

Comunque, quelli che ironizzano sull’obbligo di mascherina dalle 18:00 alle 06:00, come appunto il logorroico Nicola Porro, sono gli stessi che se l’obbligo di mascherina fosse stato esteso a tutto il giorno avrebbero strillato che è una follia obbligare la gente a portare la mascherina all’aperto a mezzogiorno con 40° all'ombra quando non ci sono assembramenti e sono tutti in casa, in acqua o a lavoro.

E, come sostiene anche Emilio Mola, avrebbero avuto ragione.

Solo che non ci arrivano. O ci arrivano, ma pensano che tutto questo sia un gioco. Di potere. Sulla pelle di milioni di italiani.

Sempre il Porro, ortaggio mancato per caso e miracolosamente guarito dal Coronavirus, che pure lo ha infettato, ha svelato il piano segreto del governo: iniziare a chiudere le discoteche per poi arrivare al rinvio delle elezioni.

Il dubbio che, chiudendo le discoteche e obbligandoci alle mascherine, il governo va proprio a ridurre le fonti di contagio, eliminando così ogni pretesto per rinviare le elezioni, a cotanto genio non sorge minimamente. Nemmeno i complottisti ragazzi della via Pal, laureati all'università della strada, arriverebbero a tanto.

O sono gli effetti tragicomici dell'analfabetismo funzionale che dilaga, anche grazie al virus, o alle scorie tossiche dello stesso, che ti segnano indelebilmente.

Nulla si distrugge, nulla si cancella. A volte. 22 agosto 2020 (Alfredo Laurano)

 

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