Il coronavirus viaggia nell'aria.
Secondo l’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati
Uniti, il virus SarsCov2 è stato trovato in campioni d’aria raccolti a oltre
1,8 metri distanza tra due pazienti.
Non solo goccioline emesse con tosse e starnuti, ritenuti
finora come prima fonte di contagio, il coronavirus si diffonde nell’aria,
anche con il semplice respiro. Può sopravvivere fino a tre ore nell’aria - e
nelle goccioline di saliva - e rimanere infettivo.
Ma se il coronavirus può rimanere sospeso nelle particelle
ultrafini prodotte col respiro, la protezione diventa molto più difficile. L'acceso
dibattito si è animato soprattutto in questi ultimi giorni.
In un altro studio sull’argomento, condotto dall’università
di Wuhan, si è scoperto che il virus può essere risospeso nell’aria quando
l’operatore sanitario si toglie la mascherina, pulisce il pavimento o si muove
attraverso arie infette.
Ecco perché, per ridurre la trasmissione del virus da
persone asintomatiche, si sta andando verso l’obbligo di mascherina, quando si
è costretti ad uscire di casa e ad entrare in luoghi pubblici. Ma non solo.
Le mascherine sarebbero da indossare anche tra le mura
domestiche: è questa la proposta del professor Andrea Crisanti, dell’università
di Padova. «Sarà meglio usare mascherina
e guanti anche in casa. E, soprattutto, limitare all’indispensabile l’utilizzo
degli ambienti domestici condivisi. Mi rendo conto del sacrificio ma i
risultati del nostro studio sulle probabilità di essere infettati dimostrano
chiaramente l’assoluta efficacia della restrizione».
Il virologo avanza l’idea dopo aver analizzato a fondo i
dati dell’epidemia insieme ad una quarantina di ricercatori del suo
dipartimento e a un gruppo di lavoro britannico. Secondo la ricerca, se c’è un
positivo in famiglia, il rischio di essere infettati è 84 volte superiore
rispetto alla norma; identificando e isolando tutti gli infetti la capacità di
riproduzione del virus scende subito da 2 a 0,2; con l’isolamento si elimina la
trasmissione, anche senza imporre misure drastiche di contenimento al resto
della popolazione.
«Le
persone non si ammalano tutte nello stesso momento. Noi vediamo una
progressione. In ospedale arrivano a grappoli, interi nuclei familiari. Questo
significa che se non si sta attenti le nostre case possono trasformarsi in
tanti piccoli focolai di contagio. Diciamo che in questo momento sono più
protetti i single».
Per il virologo sarebbe utile trasferire tutti i positivi
in strutture ad hoc, anche perché non sono molte le abitazioni che permettono
di dividere gli spazi, per creare stanze e bagni in totale isolamento.
«Penso
per esempio agli hotel rimasti vuoti. Di alberghi ce ne sono tantissimi e sono pure
confortevoli. I malati rimarrebbero comunque in contatto con le famiglie. Una
decisione in questo senso tocca però il livello politico perché richiede
investimenti».
Nessun
rischio di creare “lazzaretti”, anche perché - afferma - “in questo momento i muri servono a salvare.
Qui per tornare a essere liberi e uniti bisogna per forza separarsi.
Intanto, oggi, mia figlia, su indicazione di un collega, ha
acquistato in una farmacia di Borgo, sei mascherine (ffp2) a 14 euro l’una. Non
sono alla moda, griffate, ricamate, personalizzate.
Quelle a marchio Fendi, 100%
in seta pura, a soli 190
euro l’una, vendute online da Luisaviaroma, sono da tempo esaurite: sono andate
a ruba, penso, soprattutto negli ospedali e nelle case di riposo.
Ma sono introvabili anche tutti gli altri vari tipi
(chirurgiche, ffp2 e ffp3, con o senza filtro), che finiscono appena arrivano
nelle farmacie.
In un momento che richiederebbe una forte
coesione, in particolare nelle linee guida per la protezione dei cittadini, lo
spavaldo capo della Protezione Civile, Borrelli, ha sfacciatamente dichiarato,
in conferenza stampa, che lui non indossa mascherine, perché “mantiene le distanze”.
Dopo i tanti attacchi e le polemiche suscitate, ha detto di
essere stato frainteso.
Ma l’hanno sentito tutti.
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