venerdì 17 aprile 2020

ADIOS LUIS /2019


Né lui, né la gabbianella e il gatto che le insegnò a volare, né il cane, il topo, la lumaca e la balena potranno più volare nel mondo della fantasia.
Si è spento questa mattina Luis Sepulveda, aveva contratto il Covid-19 a inizio marzo.
Nella sua ultima intervista rilasciata al Manifesto, lo scorso ottobre, Sepulveda parlava della rivolta cilena. Oggi quelle parole suonano come un testamento. «La sola vera speranza è la gente giovane, quella che ha manifestato più duramente e da più tempo contro il governo, ma manca un’articolazione politica intelligente, la costruzione di un progetto politico alternativo, le risorse intellettuali per proporre qualcosa di diverso, e questo è un lavoro di anni. Spero verrà fatto»

Membro del partito socialista nella guardia personale di Salvador Allende, ribelle e anticonformista, studia i maggiori pensatori di sinistra, finché nel 1973, con il colpo di stato di Augusto Pinochet, viene arrestato e torturato.
Per 7 mesi è prigioniero in uno stanzino che non gli consente neppure di alzarsi in piedi.
Amnesty International interviene più volte con appelli in suo aiuto e infine ne ottiene la liberazione a prezzo dell'esilio per otto anni. Scappa in Brasile e poi in Paraguay, quindi è nella capitale dell'Equador dove riprende la sua attività di drammaturgo.
Collabora con l'Unesco per cui studia l'impatto dell'occidente sulla popolazione di indios Shuar; vive in Amazzonia e da qui trarrà spunto per “Il vecchio che leggeva Romanzi d'amore”. Ottiene la cittadinanza del Nicaragua, si sposta quindi ad Amburgo e lavora assiduamente per Greenpeace fino al 1986.
Adios Luis, resteranno per sempre i tuoi romanzi “che parlavano d’amore con parole così belle da far dimenticare la barbarie umana”.
16 aprile 2020 (Alfredo Laurano)

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