“Chi è sano desidera vivere, rinchiuso in casa la salute serve a poco e, se
per la paura di ammalarsi uno non vive più, mi spieghi che si campa a fare? La
soluzione non è stare chiusi a casa e basta, mentre la gente ha sacrificato la
propria libertà, e continua a farlo qui in Italia. Allora ha un senso ritornare
a vivere e godere come hanno scelto gli americani che vanno al mare in
Florida.”
Premesso che non solo chi è sano desidera vivere,
perché anche chi è malato vorrebbe farlo, hai forse una soluzione miracolosa o
una pozione magica, capace di donare immunità o immortalità, per combattere il
Virus, che non sia il lockdown, adottato, prima o poi e più o meno
colpevolmente, da tutti i Paesi del mondo, colpiti dalla Pandemia? Perché non
la suggerisci?
Senza quelle misure di contenimento, in mancanza di
cure certe e di vaccini, i contagi e le morti sarebbero stati ben più alti e
numerosi. Una catastrofe planetaria. "La gente ha sacrificato la propria
libertà" non per gioco o costrizione, non perché “la salute serve a poco
se, per la paura di ammalarsi, uno non vive più.”
E allora, dici, “Che si campa a fare?”
Si campa per difesa a riccio o a catenaccio.
Si campa per sopravvivere, per non essere infettati,
per salvaguardare la salute personale, familiare e collettiva; per cercare di
non finire intubati nelle terapie intensive; per non morire soffocati, soli,
senza un estremo saluto e senza affetti; per non abbandonare questo mondo in
migliaia di bare sui camion militari, che vanno ai crematori.
Altro che andare al mare in Florida o a Fregene! Altro
che far baldoria a Rimini o la movida sui Navigli o a Ponte Milvio, per
insopprimibile, indilazionabile voglia di socialità suicida!
La quarantena e il distanziamento sociale hanno di
fatto un po' rallentato la moltiplicazione dei contagi e contribuito ad evitare
il collasso degli ospedali.
E proprio lì bisogna guardare per capire come sta
andando l'epidemia a due mesi dal paziente uno di Codogno.
E da quegli ospedali, giunti al limite e
sovraccaricati, adesso arriva qualche buona notizia. Le rianimazioni liberano
letti e addirittura chiudono reparti, come al Niguarda, e anche alcune aree
Covid, per malati meno gravi, sono meno impegnate.
Ma prima di alimentare false e premature illusioni di
normalità e riaperture, sarebbe necessario il controllo territoriale dei casi
accertati, la mappatura dei pazienti asintomatici o paucisintomatici e di tutti
i familiari dei casi conclamati, prevenire il contagio nelle famiglie, individuare
i positivi con l'isolamento nelle case o in strutture adeguate, dopo la strage
intollerabile nelle Rsa lombarde e di tutt'Italia.
Con la curva dei nuovi casi che scende ancora così
lentamente, in alcune zone del Paese ci vorranno settimane o mesi per dire che
è finita e che si può passare alla fase 2 sanitaria, in sicurezza.
Basta un’altra sola mossa sbagliata, come le tante,
con colpevole leggerezza, già operate, per vanificare tutti i sacrifici fatti
finora, soprattutto da chi ha rischiato o duramente pagato, continuando a
lavorare per la comunità.
Basta un niente per pagare a caro prezzo una
riapertura prematura, un via libera, male interpretato, che potrebbe scatenare
la voglia repressa e incontrollata di “normalità”: c’è troppa gente, incosciente
e irresponsabile, che se ne fotte delle regole, anche di buon senso. Lo abbiamo
ampiamente visto e verificato in questi giorni.
Il pericolo di ricominciare tutto daccapo è reale ed
evidente, anche per cercare di prevenire un eventuale, anzi probabile fase di
ritorno del Virus.
E’ il momento della massima cautela, delle decisioni
uniformi e nazionali, perché la guerra non è affatto vinta, ma appena
cominciata.
20 aprile 2020 (Alfredo Laurano)
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