mercoledì 22 aprile 2020

COMMENTA UN’AMICA /2023


“Chi è sano desidera vivere, rinchiuso in casa la salute serve a poco e, se per la paura di ammalarsi uno non vive più, mi spieghi che si campa a fare? La soluzione non è stare chiusi a casa e basta, mentre la gente ha sacrificato la propria libertà, e continua a farlo qui in Italia. Allora ha un senso ritornare a vivere e godere come hanno scelto gli americani che vanno al mare in Florida.”

Premesso che non solo chi è sano desidera vivere, perché anche chi è malato vorrebbe farlo, hai forse una soluzione miracolosa o una pozione magica, capace di donare immunità o immortalità, per combattere il Virus, che non sia il lockdown, adottato, prima o poi e più o meno colpevolmente, da tutti i Paesi del mondo, colpiti dalla Pandemia? Perché non la suggerisci?
Senza quelle misure di contenimento, in mancanza di cure certe e di vaccini, i contagi e le morti sarebbero stati ben più alti e numerosi. Una catastrofe planetaria. "La gente ha sacrificato la propria libertà" non per gioco o costrizione, non perché “la salute serve a poco se, per la paura di ammalarsi, uno non vive più.”
E allora, dici, “Che si campa a fare?”
Si campa per difesa a riccio o a catenaccio.
Si campa per sopravvivere, per non essere infettati, per salvaguardare la salute personale, familiare e collettiva; per cercare di non finire intubati nelle terapie intensive; per non morire soffocati, soli, senza un estremo saluto e senza affetti; per non abbandonare questo mondo in migliaia di bare sui camion militari, che vanno ai crematori.
Altro che andare al mare in Florida o a Fregene! Altro che far baldoria a Rimini o la movida sui Navigli o a Ponte Milvio, per insopprimibile, indilazionabile voglia di socialità suicida!

La quarantena e il distanziamento sociale hanno di fatto un po' rallentato la moltiplicazione dei contagi e contribuito ad evitare il collasso degli ospedali.
E proprio lì bisogna guardare per capire come sta andando l'epidemia a due mesi dal paziente uno di Codogno.
E da quegli ospedali, giunti al limite e sovraccaricati, adesso arriva qualche buona notizia. Le rianimazioni liberano letti e addirittura chiudono reparti, come al Niguarda, e anche alcune aree Covid, per malati meno gravi, sono meno impegnate.

Ma prima di alimentare false e premature illusioni di normalità e riaperture, sarebbe necessario il controllo territoriale dei casi accertati, la mappatura dei pazienti asintomatici o paucisintomatici e di tutti i familiari dei casi conclamati, prevenire il contagio nelle famiglie, individuare i positivi con l'isolamento nelle case o in strutture adeguate, dopo la strage intollerabile nelle Rsa lombarde e di tutt'Italia.
Con la curva dei nuovi casi che scende ancora così lentamente, in alcune zone del Paese ci vorranno settimane o mesi per dire che è finita e che si può passare alla fase 2 sanitaria, in sicurezza.
Basta un’altra sola mossa sbagliata, come le tante, con colpevole leggerezza, già operate, per vanificare tutti i sacrifici fatti finora, soprattutto da chi ha rischiato o duramente pagato, continuando a lavorare per la comunità.
Basta un niente per pagare a caro prezzo una riapertura prematura, un via libera, male interpretato, che potrebbe scatenare la voglia repressa e incontrollata di “normalità”: c’è troppa gente, incosciente e irresponsabile, che se ne fotte delle regole, anche di buon senso. Lo abbiamo ampiamente visto e verificato in questi giorni.
Il pericolo di ricominciare tutto daccapo è reale ed evidente, anche per cercare di prevenire un eventuale, anzi probabile fase di ritorno del Virus.
E’ il momento della massima cautela, delle decisioni uniformi e nazionali, perché la guerra non è affatto vinta, ma appena cominciata.
20 aprile 2020 (Alfredo Laurano)

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