lunedì 27 aprile 2020

ARRIVA L’APP /2025


Oltre ai complottisti e catastrofisti di mestiere, che in ogni tipo di emergenza grave sguazzano alla grande, (facendo girare video che inculcano paure e paranoie, terrorizzando l'opinione pubblica con il vaccino che ci trasformerà in zombie, evocando la dittatura del pensiero unico e dell'informazione, dove tutti sarebbero silenziati, sottomessi e schiavizzati con le catene nel cervello, fino all'introduzione forzata nelle case per portar via fratelli, genitori e parenti vari infetti), c’è chi sostiene che, in nome della sicurezza sanitaria nazionale, si limitano volutamente le libertà, contravvenendo così agli articoli della Costituzione, ai principi democratici, ai diritti fondamentali dell’uomo: controllo delle masse, controllo dell’informazione, controllo socio-economico della popolazione.
Tutto, attraverso l’uso di una App - già adottata in Cina, in Corea Sud e in altri Paesi - che permettendo il tracciamento degli spostamenti di una persona, senza essere obbligatoria per tutti, sembrerebbe tanto simile al braccialetto elettronico, usato per i detenuti agli arresti domiciliari, e proposto per gli anziani che non possiedono smartphone.
Per costoro, anche il controllo delle Fake news sarebbe una limitazione alle libertà di espressione, un richiamo, in chiave moderna, del famigerato MinCulPop, organo della propaganda fascista. Tutto in nome della salute pubblica.

E si, ora il problema della App, che dovrebbe, in qualche modo, proteggerci e tutelarci, è la Privacy, la rinuncia alla libertà, la precaria sicurezza dei nostri dati, che possono essere spiati, trattati, controllati, monitorati, analizzati e archiviati nell’infinito cervello del Grande Fratello.
A che scopo? A quale fine?
Per la nostra schedatura. Per usare quei nostri dati, alla bisogna, per condizionarci, ricattarci e per obbligarci ad obbedire al sovrano di turno.
Ma quella App, che si chiamerà “Immuni”, non doveva servire per uscire di casa e ricominciare a lavorare, con cautela, in attesa del vaccino?
Non dovrebbe tracciare i nostri contatti quando saremo in giro, avvisandoci se siamo stati vicini a qualcuno che poi si è rivelato positivo?

Intanto, sarà utile ricordare ai tanti paladini della Privacy, alle sentinelle armate della riservatezza, che si aggrappano alla simbolica foglia di fico che custodisce i reconditi segreti di ciascuno, che siamo già abbondantemente spiati. Soprattutto da quando esiste Internet e la Rete e le nuove tecnologie.
I nostri telefonini e i nostri computer sanno tutto di noi, dei nostri gusti letterari, sessuali e musicali, delle nostre preferenze in ogni campo, cosa ci piace mangiare o bere. Ci indicano i luoghi dove andiamo in vacanza, prenotando su Booking, e dove e come siamo stati: anzi ce li fotografa e li memorizza.
Siamo costantemente tracciati.
Il sistema ci controlla con il telepass, con le videocamere di sorveglianza dappertutto, con il bancomat, le carte di credito e con tutte le altre scie elettroniche che lasciamo. Con Google maps, sanno se andiamo a piedi o se usiamo l’auto, il bus, il treno, la nave o l’aereo. Se andiamo al supermercato, se ci facciamo consegnare la spesa a casa, se ci piacciono le osterie o se frequentiamo centri commerciali o ristoranti, con Trip Advisor. Se chattiamo su Whatsapp e Messenger, scambiandoci milioni di messaggi.
Se andiamo in chiesa, in palestra o in tribunale. Sanno cosa e dove acquistiamo on line (Amazon in primis), ci consigliano e ci propongono prodotti. Ci richiamano al dovere e anche al piacere dell’effimero.
Sanno cosa pensiamo, cosa scriviamo, con chi parliamo e come siamo schierati politicamente.

Abbiamo rinunciato definitivamente alla nostra privacy da quando abbiamo acquistato e connesso il PC e il nostro smartphone alla Rete. Ogni secondo che passa, Google, Amazon, Facebook, Twitter, Instagram conoscono tutto di noi, più di noi. Ci giudicano, ci sorveglino, ci bloccano se sgarriamo, se postiamo cose immorali o inopportune. Ci sommergono di pubblicità.
Abbiamo rinunciato alla privacy ogni volta che abbiamo accettato i cookies dei siti internet visitati. Ogni volta che abbiamo firmato contratti telefonici, finanziamenti, assicurazioni, prenotazioni, senza controllare la postilla sul trasferimento dati a terzi.
Abbiamo ceduto i nostri dati a chiunque e ora, per assoluta necessità sanitaria, non dovremmo scaricare una Applicazione che, in piena pandemia, ci geolocalizza per un fine utile a tutti e che potrebbe salvarci la vita.
Solo per fare un dispetto al misterioso Grande Fratello che nessuno ha mai incontrato di persona e che, dal 1984 (scritto nel 1948) tiene costantemente sotto scacco la vita dei cittadini.
24 aprile 2020 (Alfredo Laurano)


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