Dal Musichiere a Studio Uno, da Canzonissima a Milleluci: tutti
programmi RAI, che per decenni, in Italia, sono stati sinonimo di televisione e
che hanno segnato un’epoca. Della televisione in bianco e nero degli anni
sessanta che ebbe un alto gradimento del pubblico.
Della televisione di Antonello
Falqui - appena scomparso - pioniere di un mondo allora ancora tutto da
inventare e, soprattutto, padre del varietà all'italiana e artefice del
successo di tanti grandi personaggi dello spettacolo, da Mina a Walter Chiari,
da Paolo Panelli a Bice Valori, da Corrado a Franca Valeri, dalle gemelle
Kessler alle Bluebell, da Don Lurio a Mac Ronay, dal Quartetto Cetra a Rita
Pavone.
Regista, autore, ideatore, genio dell’intuizione, Falqui è entrato
nell'immaginario collettivo come prototipo dello spettacolo di intrattenimento
"leggero", popolare e familiare, che arrivò subito al
successo, in virtù di uno stile innovativo, fatto di genuinità e semplicità:
niente scenografie sfarzose e ridondanti, ma la semplicità di ampi spazi, con moduli
essenziali e con movimenti e cambi di scena a vista (strumenti di ripresa e
microfoni a giraffa inclusi) per favorire la partecipazione degli ospiti
d'onore e l'esecuzione di spettacolari balletti.
Irripetibile inventore di luci, scenografie e tecniche di
ripresa, Falqui è sicuramente il simbolo di una stagione magnifica del
spettacolo televisivo.
Un’epoca lontana, come ricorda Debora Ergas, dove gli
arredi erano in formica, i tecnici indossavano un camice come i medici, le
sarte avevano una borsetta di stoffa con aghi già infilati con i fili di tutti
i colori...
Era la TV sobria, senza il colore, senza trucchi, senza
effetti speciali e senza filtri.
Se avevi le rughe, i brufoli o la cellulite, bisognava
arrangiarsi. Un carrello da supermercato diventava un dolly. Un collant trasparente
sull'obiettivo era il primo Photoshop. Un vetrino colorato di celeste rendeva
il cielo più sereno.
In quel contenitore di emozioni vere, si respirava
un'atmosfera magica. Da pionieri del futuro.
Pochi mezzi, ma tanto ingegno: dalla star all'elettricista,
tutti si sentivano parte della grande macchina dello spettacolo. Chi non sapeva
il mestiere aveva sete di conoscenza, studiava e si applicava, con umiltà e senza un filo di arroganza e
presunzione.
E poi si imparava e si insegnava. E soprattutto si
sognava...
Se tornasse la modestia di quei pionieri degli anni '60,
forse, tornerebbe anche la bella TV. (Alfredo Laurano)
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