L’altro ieri, Repubblica titolava in prima pagina: “La
scorta siamo noi”.
E così dovrebbe essere, così deve essere.
Liliana Segre è provata, addolorata, stanca. Segnata dagli
insulti e dalle minacce che hanno spinto la Prefettura di Milano ad assegnarle
la scorta.
Una tutela contro gli odiatori di una donna che ha già
conosciuto gli orrori dei campi nazisti. "Forse è troppo", ha detto
la senatrice, non nascondendo la tentazione di abbandonare la guida della
neonata commissione contro l'antisemitismo, il razzismo, l'odio e la violenza.
Allora, siamo noi - che crediamo in quei valori e in quei
simboli di pace e tolleranza, che rifiutiamo ogni forma di abuso, di insulto e
di discriminazione, che disprezziamo gli odiatori di mestiere e di coscienza -
che dobbiamo essere il suo conforto, il suo pensiero positivo, la sua scorta
culturale.
Siamo noi che dobbiamo dare l’esempio, che educhi le nuove
generazioni al rifiuto perenne della barbarie, comunque si presenti.
Oltre ogni veleno endemico, sociale e antropologico, oltre
ogni drammatica forma di revisionismo storico che corrode la democrazia.
Oltre ogni tentativo di vile negazionismo, contro i falsi miti, le teorie e le esaltazioni dell’uomo nuovo, della cultura machista, delle orde di naziskin e di ogni sintomo di un male che si fa colpa grave. Contro la malattia dell’ignoranza, che prevede, ancor oggi, che una sopravvissuta ad Auschwitz, della cui testimonianza dovremmo essere grati in eterno, debba essere costretta a girare con la vigilanza armata, solo ed esclusivamente, per quello che la sua vita rappresenta.
Oltre ogni tentativo di vile negazionismo, contro i falsi miti, le teorie e le esaltazioni dell’uomo nuovo, della cultura machista, delle orde di naziskin e di ogni sintomo di un male che si fa colpa grave. Contro la malattia dell’ignoranza, che prevede, ancor oggi, che una sopravvissuta ad Auschwitz, della cui testimonianza dovremmo essere grati in eterno, debba essere costretta a girare con la vigilanza armata, solo ed esclusivamente, per quello che la sua vita rappresenta.
Grave la responsabilità della politica italiana che, con la
sua inerzia e con la sua apatia, ha di fatto umiliato questa donna, questo
simbolo di resistenza e di determinazione. Che non riesce (o non vuole)
contrastare ed estirpare quella infestante pianta del cattivismo, quelle radici
d’odio sedimentato che offendono la ragione, la sensibilità e il senso di
umanità, soprattutto attraverso la scuola e l’istruzione: una sponda naturale,
uno strumento insostituibile e potente per costruire delle coscienze
consapevoli. Un ragazzino di dieci anni, ma anche altri molto più grandi, oggi
non sa nulla di nazismo, di fascismo, di Olocausto. Solo alcuni insegnanti,
capaci e illuminati, inseriti nel tempo presente, di certi temi parlano, e
spiegano e raccontano per cosa hanno combattuto i nostri nonni, per cosa hanno
dato la vita centinaia di migliaia di persone, perché si sono sacrificati.
Di fronte a tanta nefandezza umana sparsa a piene mani, a
cui il web e i social hanno dato una pericolosa cittadinanza, i politici di
Destra si astengono sulla proposta di Commissione Segre e non si alzano in
piedi ad applaudire una vittima in carne ed ossa della barbarie nazista,
incapaci di esprimere rispetto e riconoscenza. Per non perdere voti e consensi
dei neofascisti, cui, in un modo o nell’altro, strizzano l’occhio, quando non
vanno a braccetto.
Meglio ignorare, meglio rifugiarsi in improbabili sofismi
per giustificarsi.
Meglio dare la scorta a Liliana Segre e girare la testa
dall’altra parte. (Alfredo Laurano)
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