I nemici, quelli giurati, erano stranieri, ebrei e partigiani.
"Ad
ottobre inizieranno gli addestramenti della milizia nazionalsocialista, sforneremo
soldati pronti a tutto”, diceva uno dei capi.
"Io
sposerei un ebreo solo per torturarlo giorno dopo giorno - le parole di un’altra
- "Questi devono avere la stella di David marchiata a fuoco sulla fronte dalla
nascita così non sfuggono. Le donne vanno sterilizzate, tutte quelle cagne, e
gli uomini vanno castrati, questo è il metodo migliore", diceva un indagato che aggiungeva,
"ammiro Hitler perchè li bruciava tutti. Sono razzista, fascista e sono
felicemente omofobo". "Potremmo lanciare una molotov all'Anpi".
Questo
e tanto altro il delirio degli indagati nei post e nelle intercettazioni della
Digos di Enna che, dopo due anni di indagini e perquisizioni in tutta Italia,
ha scovato un altro movimento neonazista: 19 accusati, con armi, esplosivi,
bandiere, busti di Benito Mussolini, libri sul giudaismo e sul fascismo e
materiale vario.
Secondo
gli inquirenti volevano creare un movimento xenofobo e antisemita denominato
"Partito nazionalsocialista italiano dei lavoratori" che si ispirava
apertamente a Hitler.
In
una nota ufficiale, parlano dell’esistenza di una vasta e frastagliata galassia
di soggetti, residenti in diverse località, accomunati dal medesimo fanatismo
ideologico ed intenzionati a ricostituire i fasti del nazismo.
Tra
questi, c’è anche tale Francesca Rizzi: la "Miss Hitler" milanese con
l'aquila nazista sulle spalle, che ha vinto il titolo quest'anno partecipando
ad un concorso lanciato da un social network russo.
36
anni, lunghi capelli biondi tinti e tatuaggi che inneggiano al suo idolo
nazista, la Miss insulta in rete la Boldrini, Liliana Segre e tutti gli ebrei
senza mezzi termini: “Questi subumani devono sparire dalla faccia della terra.
Con i forni ci vorrebbe troppo tempo” scrive sul suo account.
Ora
è indagata con altri 18. Alle spalle una vita difficile, mamma single e
lavoretti per tirare avanti: una sbandata, non solo ideologicamente.
I
nazisti italiani, per farsi trovare pronti - spiega ancora la Digos siciliana -
avevano già definito la struttura interna e territoriale del movimento, creato
il simbolo e redatto il programma, dichiaratamente antisemita e negazionista, e
avevano condotto attività di reclutamento e proselitismo pubblicando contenuti
del medesimo tenore sui propri account social, anche in una chat chiusa denominata
Militia, finalizzata all’addestramento dei militanti.
Non solo social, propaganda
e addestramento però: i neonazisti sembravano pronti a entrare in azione e -
almeno così dicevano loro stessi - avevano disponibilità di armi ed esplosivi e
avevano un contatto per comprare kalashnikov a 150 euro.
Ma,
tranquilli, come molta stampa e politici vari dicono, in Italia non c’è fascismo,
non c’è pericolo: sono solo quattro pupazzi che, per gioco, inneggiano al
nazismo e predicano sterminio e pulizia. E, magari, facendo ricorso a qualche
forno, ma non per fare certo il pane. (Alfredo Laurano)
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