venerdì 22 novembre 2019

EMERGENZA CLIMA /1905


L’acqua alta che ha sommerso Venezia nella notte del 12 novembre – la seconda più alta di sempre, dopo la cosiddetta acqua granda del 1966 – è un sintomo emblematico di quanto la crisi climatica stia incidendo sulla fisionomia dell’Italia.
Provocata da un vortice di venti che ha assunto una velocità eccezionale e ha sospinto grandi masse d’acqua verso la laguna, la marea ha raggiunto i 187 centimetri e ha sommerso l’85 per cento della città.
Ma Venezia è uno specchio di quello che sta succedendo in tutto il Paese: non passa giorno senza che un territorio si trovi colpito da un evento meteorologico straordinario, sia esso un vento di velocità inconsueta, una grandinata fortissima o una pioggia che fa esondare fiumi e torrenti.
Negli stessi momenti in cui Venezia finiva sotto l’acqua, il centro di Matera veniva sommerso da un fiume di fango provocato da un temporale di intensità inaudita, e una tromba d’aria si abbatteva sulle coste di Porto Cesareo, in Puglia, facendo letteralmente volare le barche ormeggiate al molo. A Catania e nel Salento, molte strade sono diventate fiumi, molti torrenti sono esondati
Un ripetersi di eventi estremi che stanno flagellando il Paese, distruggendo territori, fiaccando comunità intere. È passato poco più di un anno da quando la tempesta Vaia ha cancellato una parte rilevante dei boschi nel nordest dell’Italia. Venti con una velocità superiore ai 200 chilometri orari hanno divelto in poche ore milioni di alberi.

In Italia, come afferma una prestigiosa rivista, l’evento straordinario sta ormai diventando ordinario.
Secondo un database, che registra tutti gli eventi estremi – tornado, piogge torrenziali, grandinate eccezionali, tempeste di neve, valanghe –, dall’inizio del 2019 si sono verificati 1.543 eventi di questo tipo in Italia. Circa cinque al giorno.
Un dato preoccupante, che assume una valenza ancora più inquietante se lo si confronta con quello di paesi come la Spagna, che nello stesso periodo ne ha avuti 248, o il Regno Unito, che ne ha avuti 190. Questo vuol dire che nel nostro Paese il fenomeno cresce velocemente.
Per la sua particolare posizione geografica, in mezzo al mar Mediterraneo, l’Italia è da considerarsi uno hot spot climatico, un luogo cioè dove il cambiamento climatico è più rapido. Gli esperti prevedono che da qui al 2100 ci sarà un aumento del livello del mare di almeno un metro. Il che libera più energia nel sistema atmosfera-mare e rende più probabile i fenomeni estremi.

Che fare di fronte a questa serie di disastri?
La nostra generazione è la prima a sperimentare il rapido aumento delle temperature in tutto il mondo e probabilmente l'ultima che effettivamente possa combattere l'imminente crisi climatica globale. Serve una rivoluzione culturale, sociale, economica e politica. Un cambio di stili di vita, di abitudini e di produzioni industriali.
Dobbiamo smettere di pensare solo a noi stessi e ai nostri bisogni immediati.
Forse per prima cosa sarebbe il caso di cambiare prospettiva e dotarci di strumenti e azioni, i più efficaci possibili, per affrontare quella che presumibilmente non sarà un’emergenza inaspettata, ma una nuova normalità in tutto il pianeta.
E, soprattutto, smetterla di perculare la povera Greta.
21 novembre 2019 (Alfredo Laurano)


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