Allarme
ambiente, allarme sociale, allarme economico, allarme sicurezza e terrorismo. Ma
anche allarme nascite, e non solo demografico: sempre più neonati, positivi
alla cocaina, vengono al mondo già in crisi d’astinenza. Una delle drammatiche
conseguenze della grande diffusione della droga, la cui assunzione non si
arresta nemmeno durante la gravidanza.
Casi
sempre più frequenti negli ospedali di tutta la penisola, accompagnati da un dato
preoccupante: da gennaio, nei porti italiani sono state sequestrate 5
tonnellate di cocaina, il 168% in più del 2018.
Lo confermano anche le analisi
sui fiumi: il Tevere, ma non solo, è pieno e i pesci, “drogati” dalla presenza
della sostanza sono a rischio sopravvivenza. In particolare, le anguille, già
in pericolo di estinzione e dalle carni molto grasse, un fattore che favorisce
l’accumulo della droga.
Di
recente, quattro casi al Policlinico Casilino di Roma; all'ospedale
Misericordia di Grosseto tre bambini negli ultimi giorni sono nati positivi
alla cocaina; a Milano, trattati in ospedale sei neonati in crisi di astinenza
da cannabinoidi o metadone. Altri casi al Careggi a Firenze e in altre in città.
Sono centinaia, ogni anno, i bambini positivi alle sostanze stupefacenti, con
picchi di ricoveri come in questo momento.
La
sindrome di astinenza neonatale inizia dopo un po’: i bambini tremano,
piangono, si agitano, sono irritabili, hanno tachicardia, mostrano sudorazioni
o pallori improvvisi e bisogna usare barbiturici per sedarli.
Nelle
maternità dei grandi ospedali italiani, quando si hanno sospetti sui genitori
si richiede un esame delle urine. Se si trovano cocaina, metadone e oppiacei,
si avvia un percorso che può portare a una segnalazione al Tribunale dei minori
che fa partire l’iter per nominare un tutore.
La
nascita è di per sé una crisi, ma ereditare la dipendenza dai genitori
significa per i neonati patire una sofferenza drammatica ed essere esposti a
rischi gravi.
Ad
aggravare la situazione c’è spesso l’omertà, senz’altro colpevole, nel suo
cinismo, delle madri: confessare di fare uso di droga in gravidanza è fonte di
vergogna, soprattutto quando si arriva in sala parto.
E
così, il mondo dei bimbi nati già tossicodipendenti diventa una realtà, non
solo un’innegabile evidenza clinica. Una nuova piaga umana che fa riflettere e segnala
il sempre più capillare e normale abuso di sostanze stupefacenti nel mondo degli
adulti e dei giovani.
La
droga non è più relegata ai ghetti di un’umanità border line o della gioventù
perduta; non è neppure più solo il vizio di certi vip, come ai tempi di Dolicocefala
bionda di Pitigrilli. La droga abita nel
salotto di casa, nella cameretta degli adolescenti, davanti alle scuole e, come
estrema, ma implicita conseguenza, è arrivata a bussare alla porta dei reparti
di ostetricia e neonatologia. Come un veleno infiltrato e bevuto dalle radici,
si è propagato fino alle gemme.
Non
è affatto esagerato affermare che la vera invasione di cui è oggetto la nostra
penisola è quella che immette fiumi di cocaina per le nostre strade: Italia ed
Europa ne sono sommerse. Sempre, costantemente, e non solo in certi casi, pur
gravissimi, come l’acqua alta a Venezia. Questa è la vera invasione, altro che
maree e migranti:
Mentre
la politica e l’opinione pubblica si concentrano sugli sbarchi dei migranti, i
carichi di cocaina hanno fatto segnare un aumento senza precedenti.
Se,
secondo la legge su domanda e offerta, il prodotto arriva dove è richiesto in
modo direttamente proporzionale al bisogno, c’è da chiedersi: quale voragine di
vuoto esistenziale è insita ed intrinseca nella nostra società, quando c’è una
dipendenza così clamorosa dalle droghe? (Alfredo Laurano)
Nessun commento:
Posta un commento