mercoledì 30 ottobre 2019

LA STRAGE DEI VIOLINI


Nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2018, l’intera Penisola italiana venne flagellata da una ondata di maltempo. Venti fortissimi e piogge alluvionali si abbatterono soprattutto lungo l’arco alpino. A pagare le spese di quella che verrà ricordata come “Tempesta Vaia” furono in particolare le regioni di Nord-Est.
A un anno dal passaggio del devastante ciclone, vari video e uno Speciale di Raitre hanno raccontato, attraverso testimonianze e immagini inedite, quella tragica notte.
Voci, forme e figure hanno descritto il mutare irreversibile del paesaggio dolomitico al passaggio della tempesta, con particolare riferimento al devastato territorio trentino. Come una guerra, come dopo un uragano o uno tsunami
Le raffiche di scirocco oltre i 150 chilometri orari hanno portato all’abbattimento di interi boschi tra Veneto, Trentino e Friuli. In 48 ore furono oltre 7 mila gli interventi messi in atto da 5.800 Vigili del Fuoco per allagamenti, smottamenti e rimozione di alberi caduti, in particolare in Toscana, Lazio, Veneto, Lombardia, Friuli e Liguria.
Nelle comunità colpite, furono consistenti i danni a case e aziende, con alberi volati sui fili della corrente, tetti scoperchiati, cascinali crollati, campi seminati allagati, frane, smottamenti, esondazioni, interruzioni stradali, serre e tunnel distrutti e ricoveri per animali e attrezzi rovinati: panorami totalmente alterati. Oltre ai tanti danni alla viabilità e idrogeologici vari. Oltre ai tanti morti ed ai feriti: scene di ordinaria distruzione.

Qualche giorno dopo il disastro, in un viaggio in pullman con destinazione Tirano, dopo aver costeggiato a lungo il lago d’Iseo, abbiamo incontrato vari comuni della provincia di Brescia e Sondrio, come Malonno, Sonico, Edolo, Corteno Golgi, Aprica, che costituiscono l’area più settentrionale della Lombardia, confinante con la Svizzera: la splendida Valtellina, ampia regione alpina, che, con i suoi fiumi, laghi e torrenti, è l'ideale confine tra nord e sud Europa, dalla Val Camonica e dalla Valchiavenna.
E dalle vetrate di quel nostro pullman, tra quei monti e quei tornanti, abbiamo visto da molto vicino le conseguenze drammatiche della furia naturale. Abbiamo assistito a uno scempio senza fine, che si era consumato solo pochi giorni prima: migliaia e migliaia di alberi sradicati dalla forza del vento, crollati l’uno sull’altro, come birilli impazziti, come fiammiferi o come i sottili bastoncini dello Shangai. Interi boschi distrutti dalla tempesta.
Si ritiene che siano stati 300 mila gli alberi ad alto fusto schiantatisi a terra o spezzati dalle raffiche di vento violentissime, il 10% del patrimonio boschivo di Lombardia, Veneto e Trentino. Un disastro di ingenti proporzioni, uno spettacolo umiliante che fa male agli occhi e al cuore.

Non a caso, in quei giorni, nel bosco di Paneveggio, vicino Trento, un gruppo di orchestrali si riunì per suonare una preghiera musicale per quella terra boschiva martoriata, costituita da abeti rossi (quasi il 90% degli alberi), associati all'abete bianco e al larice.
Si racconta che Antonio Stradivari, il più famoso costruttore di violini del mondo, venisse sin quassù dalla sua Cremona, e con lui tutti i più bravi maestri liutai, alla ricerca degli alberi più idonei alla costruzione dei suoi strumenti: abeti rossi plurisecolari il cui legno, grazie alla sua particolare capacità di "risonanza", forniva la materia prima ideale per la costruzione delle casse armoniche: un legno, particolarmente elastico, che trasmette meglio il suono, perché i suoi canali linfatici sono come minuscole canne d'organo che creano risonanza.
Per questo gli alberi vengono abbattuti in luna calante, tra ottobre e novembre, quando nel tronco c'è minor quantità di linfa.
Ma, stavolta, non è andata così, è stata una sorta di nemesi naturale, un castigo che vendica le colpe, gli abusi e le ingiustizie di cui si macchia l'uomo nei confronti della natura stessa.
E' stato un vento a 200 chilometri orari, che li ha abbattuti, facendone una strage.
Uno sterminio di potenziali, pregiatissimi violini.
 30 ottobre 2019 (Alfredo Laurano)


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