lunedì 14 ottobre 2019

LA GRACCHIANTE CORNACCHIA /1882


“Ma chi è questo? Da dove esce? Dove lo avete trovato? È come parlare con una friggitrice che fa rumore sotto.”
Così disse una volta, in una trasmissione di Bianca Berlinguer, Gino Strada.
Fra i tanti sgradevolissimi e ciancianti personaggi, travestiti da opinionisti - come Sgarbi, Mughini, Feltri, Parietti, Malgioglio ed altri comici vari - è salito di recente agli onori della TV spazzatura anche Mario Giordano. Quello con quella voce da scimmia, stridula, aspra e fastidiosa, come un'unghia che sfrega sul vetro, che non potrebbe recitare nemmeno nelle sale della parrocchietta o del suo degradato condominio: non sarebbe credibile nemmeno all’elitario club dei più apprezzati e riconosciuti minus habens
Un cialtrone, un guitto miserabile, un venditore di odio per pura propaganda, pronto a spolpare qualsiasi osso di cronaca o di gossip che gli venga a tiro.
Le sue sceneggiate da commediante incapace e fallito, fanno rimpiangere il grande Mario Merola, la cui memoria resta profondamente offesa da quelle sue ridicole movenze da santone e dai suoi toni da imbonitore: il tutto in una cornice di insipienza, di ignoranza, di stoltezza intellettuale o morale, di ottusità di spirito.

Come quando, nella sua squallida trasmissione, ha “trattato”, con miserabile e indegna strumentalizzazione, il caso Bibbiano, ma anche qualsiasi altro tema su cui poter speculare.
Il guitto si attacca alla telecamera, fino a toccarla e a far deformare il proprio viso e le sue sembianze umane. Fino a far fisicamente schifo e a provocar fastidio e irritazione: “Non voglio vivere in un mondo che distrugge la nostra famiglia!”. Poi si volta e grida per tutto lo studio: “La cosa più preziosa la vogliono distruggere!”. Poi, si ferma e, stralunato, guarda gli spettatori: “L’avete capito? L’avete capito?”
Manco recitasse il mito di una furiosa e disperata Medea.
Penombra su tutti, luci solo su di lui con il seguipersone, il noto occhio di bue, per aumentare il pathos che l’invasato vuol creare e suscitare: quel fascio di luce concentrata lo divinizza come un infantile totem alla stupidità umana.
All’improvviso, si accascia, china la testa, mette le mani davanti alla bocca. Poi le luci si allargano: tutti si alzano e lo applaudono.

Una performance memorabile, uno show senza prezzo e senza biglietto.
Non è un film, uno sketch da avanspettacolo o un atto unico da tragedia greca, è una puntata di “Fuori dal Coro”, l’ignobile programma condotto, più che teatralmente, dal clown senza dignità Mario Giordano.
A fari spenti, resta lo squallore immenso di un grottesco personaggio, un aspirante santone che, come un cornacchia, urla le sue verità, che deforma la realtà, con spettacolarizzazioni indegne.
Un mediocre individuo, irritante e ripugnante, assurto alla popolarità televisiva per imperscrutabili disegni del destino: la nuova Vanna Marchi del giornalettismo.
E c’è pure chi gli crede. Si convince. E poi vota.
 12 ottobre 2019 (Alfredo Laurano)


Nessun commento:

Posta un commento