martedì 15 ottobre 2019

NUOVI PADRONI /1885


La libertà è un diritto che ogni essere umano acquista alla nascita,
Una severa condanna dello schiavismo si ritrovava già nelle pagine della Encyclopédie e lo stesso redattore dell'opera, Diderot, nel 1771 scriveva contro la violenza agli oppressori della libertà perché «i mortali sono tutti uguali» e quindi:
“Mai un uomo potrà essere la proprietà di un sovrano, un bambino la proprietà di un padre, una donna la proprietà di un marito, un domestico la proprietà di un padrone, un negro la proprietà di un colono. Dunque non possono esistere schiavi, neanche per diritto di conquista, ancora meno per acquisto e vendita”.
Verso la metà del sec. XIX, il traffico di schiavi poté dirsi stroncato.
Fu abolito dapprima nei territori europei, inglesi e francesi e poi, via via, nel resto del mondo. L'ultimo paese dell'area di influenza europea che abolì formalmente la schiavitù fu il Brasile nel 1888. Tutto ciò però non significava ancora l'emancipazione degli schiavi.

La schiavitù era, storicamente, la condizione per cui un individuo perdeva tutti i diritti di persona libera e diventava proprietà di un altro individuo, come avevano, appunto, già affermato nell’Illuminismo. Il padrone di uno schiavo aveva diritto di vita e di morte su di esso e sulla sua famiglia e aveva diritto a sfruttarne il lavoro senza fornire nessun compenso per esso; spesso il costo per il lavoro degli schiavi era limitato al necessario per la loro sopravvivenza.
Uno schiavo poteva nascere in questa condizione, se figlio di schiavi, oppure poteva perdere la libertà in determinate situazioni, le più comuni delle quali erano la cattura in guerra o la schiavitù per debiti, per cui un debitore, se non era in grado di rimborsare il proprio creditore, diventava egli stesso una sua proprietà.
Oggi, la schiavitù è una condizione formalmente illegale in quasi tutto il mondo, anche in seguito all'adozione presso le Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
Eppure, nonostante tutto questo, la schiavitù è ben lontana dall’essere debellata. Ha solo cambiato pelle. E’ una condizione che interessa ancora milioni di persone al mondo, in particolare donne, ragazze e bambini, con relativo traffico di esseri umani e sfruttamento sessuale. Una pratica che ha radici profonde. Tanto che si parla di schiavitù moderna.

In Italia, siamo al paradosso, oltre il caporalato e lo sfruttamento. Siamo oltre il nuovo schiavismo.
Dovevano lavorare, ancora di più e sempre più veloce. Sotto la minaccia di un'arma puntata alla gola. E, quando si accasciavano stremati o provavano a scappare, partivano le fucilate, “per spronarli ad accelerare la raccolta e la lavorazione dei prodotti”.
L’incredibile storia, che sembra accadere in qualche latifondo del Sudamerica del Settecento, è invece di freschissima attualità e viene da Terracina, in provincia di Latina.
Il "padrone" fuciliere è un imprenditore agricolo di 35 anni, che trattava come schiavi i braccianti che lavoravano nelle sue terre.
L'aguzzino è stato arrestato l’11 ottobre, con l’accusa di sfruttamento del lavoro, minaccia aggravata con l'utilizzo di un fucile a pompa, lesioni personali e di aver fatto lavorare i braccianti in condizioni degradanti e sottopagati.
I lavoratori, tutti indiani, costretti a lavorare ogni giorno per pochi euro, a dormire in baracche fatiscenti, a sottostare ai ricatti dei caporali e persino a fumare oppio per sopportare la fatica, venivano minacciati di continuo, alla fine si sono ribellati e hanno denunciato.
Ma i casi come questo sono tanti e continui, anche se senza le minacce armate, uno più grave e disumano dell’altro.
La grande, temuta invasione, annunciata di chi specula sulla paura dei migranti, alla fine, troppo spesso, si traduce solo in discriminazione e sfruttamento.
Ci sono più persone in stato di schiavitù oggi, che in qualsiasi altro momento della storia.
15 ottobre 2019 (Alfredo Laurano)


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