lunedì 28 ottobre 2019

QUANTI GRADI DI GIUDIZIO


Quarto grado: una trasmissione molto popolare che dovrebbe fare informazione, giornalismo d’inchiesta e, soprattutto, approfondimento. Che dovrebbe aiutare a capire fatti e misfatti della cronaca ma che, spesso, si trasforma in indagine a latere, in ipotesi improbabili, in ricostruzioni fantasiose e perentorie, per bocca e volontà di alcuni opinionisti, che lanciano strali di accuse, dubbi, allusioni e illazioni. Ci sono ospiti, avvocati, servizi filmati, collegamenti in diretta dai luoghi dei delitti.
In studio, a partire dalla conduzione enfatica, categorica e dogmatica di Gian Luigi Nuzzi, tutto è studiato per colpire e per coinvolgere, per appagare morbose curiosità e per creare pathos, emozioni e sorpresa nello spettatore. Luci e colori, stacchi musicali e scenografie ad effetto, titoli enormi sullo sfondo, inquadrature e movimenti di macchina, che danno ritmo e dinamismo.
La bellissima Alessandra Viero, con i suoi occhi di ghiaccio e seducenti, si muove eterea e sognante, come una moderna ninfa dei boschi tecnologici, tra le quinte e le lavagne trasparenti di ambienti ricostruiti, di finti pezzi di strada o di campagna, di auto o mura domestiche e luoghi vari, oggetto di delitto. Tra questi tanti e inutili allestimenti scenici, a volte in verità infantili, incontra esperti che spiegano tecniche, pratiche, norme, sistemi e attività operative, o sollecita autorevoli risposte dal razionale prof. Picozzi e dal lucidissimo generale Garofalo, sempre misurati e mai sopra le righe.
Tutto, comunque, contribuisce alla spettacolarizzazione e a far teatro. A dar forma assoluta a improbabili competenze, ad arroganti opinioni e pareri sparati come sentenze, a giudizi lapidari da tribunale del popolo o della nuova Inquisizione, da parte di altri maître à penser, come il santone logorroico Meluzzi, la maliziosa Grazia Longo e l’invasato e tarantolato Abbate, che divulgano con veemenza le proprie verità. 
Contenuta e più credibile la sobria Sabrina Scampini.
In definitiva, evidenti arbitri sia a livello umano, che etico e giuridico, come nel caso di Davide Vannicola che, in quel teatrino delle occasioni perdute, è stato liquidato come mitomane e millantatore, senza voler nemmeno riconoscere e sottolineare la sua ex reale amicizia con il maresciallo Izzo, comprovata da foto di famiglia e documenti anagrafici e di residenza.

Ascolti e sensazionalismo per suscitare interesse nell'opinione pubblica, creando attese che poi deludono, fra tante chiacchiere da bar e velate insinuazioni, fra presunte verità e sincera voglia di giustizia.
Cosa non si fa per l’audience e qualche punto di share nella giungla mediatica!
27 ottobre 2019 (Alfredo Laurano)

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