venerdì 21 dicembre 2018

LA MEGLIO GIOVENTU’


“Oggi, tutto il mondo parla di te, quando eri tu che volevi parlare del mondo”, ha riassunto in una efficace considerazione, tra tante altre assai significative, una sua commossa amica. Ma tutti abbiamo pianto, ascoltando quelle parole così vere, così sentite, vibranti e cariche di affetto e di dolore, pronunciate dai suoi amici, avvolti nella bandiera blu-stellata dell’Europa.
C’è una bella gioventù che spera nel futuro, che crede nella speranza. Che vive di desiderio.
C’è una bella gioventù che crede nella verità e si dispone a raccontarla anche mettendo in rischio la propria vita.
C’è una bella gioventù che ha studiato, sognato e desidera un mondo migliore.
C’è una bella gioventù che si chiamava Antonio Megalizzi che faceva il giornalista a Strasburgo per la sua redazione Europhonica, un progetto radio legato al mondo universitario. Così scriveva Claudia Pepe, all’indomani del mortale agguato.

I funerali di Antonio Megalizzi, barbaramente ucciso a Strasburgo da un terrorista islamico, quando, dopo una normale giornata di lavoro, con alcuni amici aveva deciso di farsi un giro tra i mercatini di Natale della città francese, si sono tenuti ieri nella cattedrale di Trento, a piazza Duomo.
Alle esequie hanno partecipato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il presidente del consiglio Conte, Tajani e la vicepresidente della Camera. Durante la funzione sono stati chiusi anche i Mercatini di Natale di Trento, in segno di rispetto.

“Se Europhonica fosse stata una metafora, sarebbe stata Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento dell’indifferenza sull’Europa. Antonio non solo era il primo a guidare la carica contro i mulini, ma aveva comprato i cavalli, studiato il percorso e venduto i diritti d’autore della storia a Cervantes”.
Un ricordo anche dll’amico Bartek,- accomunato dalla stessa passione e dallo stesso obiettivo, cioè raccontare, tramite la radio, quell’Europa che li ha portati fino a Strasburgo - morto accanto a lui, l’11 dicembre.
Conoscevo Antonio solo da tre anni e avevamo un rapporto bellissimo. Il suo motore una sana ambizione, “Il mio lavoro vale molto di più di una vacanza”, soleva dire. Ora Antonio continua a vivere dentro di noi, porteremo avanti noi il suo sogno, il nostro sogno”, ha detto un amico e collega di Antonio, raccontando, tra le lacrime, la sua passione e il suo impegno.
L’Inno alla gioia, dalla nona di Beethoven, simbolo musicale europeo, suonato da una piccola, giovane orchestra, ha accompagnato l’ultimo saluto al Mega e al suo nobile progetto.

“Il tempo è troppo prezioso per passarlo da soli. La vita troppo breve per non donarla a chi ami. Il cielo troppo azzurro per guardarlo senza nessuno a fianco. Nulla muore e tutto dura in eterno”, scriveva il Mega nelle sue riflessioni. 
Ma così muore, invece, la meglio gioventù. Quella sana, curiosa, aperta, solidale, progressista. Quella che odia l’indifferenza, che sfata i falsi miti, che ripudia i modelli ingannevoli e fasulli e combatte il degrado culturale, quella che vuole costruire anziché distruggere, contro la paura e l'odio.
Muore per l’amore, per la verità, per la giustizia, per nulla.
Per una violenza cieca, assurda e senza senso, che ancora una volta ha decapitato una giovane vita e spento quel naturale, bellissimo sorriso, che trasmetteva e significava entusiasmo, passione di un ragazzo che accarezzava il sogno di un’Europa vera, senza confini e senza pregiudizi. (Alfredo Laurano)

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