giovedì 6 dicembre 2018

IL SABRAGE

Tra un intervento e l’altro, nel solito circo dei sorrisi falsi e compiacenti, degli irritanti applausi a comando e delle chiacchiere perdute, lo scomodo salottino parolaio di Giovanni Floris, a “Di Martedì”, si ferma ogni tanto per godersi un servizietto video, confezionato ad hoc, che nulla c’entra con i tanti temi in discussione.
Per esempio, si parla di deficit e manovra finanziaria e, stoppati gli ospiti con le parole freezate sulle labbra, parte un contributo, che una volta si chiamava RVM, che ci illustra un mondo che appartiene a pochi, che fa rodere di invidia, che fa incazzare oltre misura.
E’ il solito sfavillante mondo della bella vita, delle Belen, dei locali più esclusivi e di tendenza, delle Ferrari e dei paparazzi che scattano foto per gossip e copertine. 
“Amo le bollicine”, dice una lustrata poveretta che ignora la nobiltà di una buona birra con gazzosa o di un eccitante Lambrusco di Grasparossa, unito al parmigiano.
“Senza soldi non si va da nessuna parte”, aggiunge un’altra verace mignottella svestita a festa. E ancora, “Il lusso è il piacere della vita!”  Ma va? Dici davvero?
Massime, profonde riflessioni, aforismi da strapazzo che infondono cultura e senso del dovere; che suscitano sentimenti e qualità spirituali; che ispirano e trasmettono fiducia, coraggio e un filo speranza, anche a chi, per caso o per disgrazia, ha perso la fabbrica fallita o delocalizzata - e il posto di lavoro.
Fate, stelline, sirenette e zoccolette varie, accomunate da un solo, unico ideale: ronzare come mosche sacrificali intorno a chi esibisce e sparge, a piene mani, ricchezza, denaro vero e odore di vivida opulenza.

“Quanto spendi per una serata come questa?” - chiede l’inviato a un giovane manager eccitato - “Meglio non dirlo, se no domani ti fanno un culo così”. Comunque, non meno di diecimila euro - confessa un altro - mentre stappa, con la sciabola che fa tanto scic, una bottiglia di champagne millesimato da 1500 euro.

Niente al confronto delle offerte “popolari” di Palazzo Parigi, a Milano, dove la Royal suite costa quindicimila euro a notte, grand spa compresa. 
Dove un tagliolino o un risotto al tartufo bianco d’Alba supera i quattrocento euro, sapientemente innaffiato da un Romanée Contì da quindicimila euro.
Perché, come diceva la gaudente verginella di cui sopra, il lusso è il piacere della vita e non c’è reddito di cittadinanza che tenga. (Alfredo Laurano)



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