sabato 1 dicembre 2018

ATOMI SINISTRI

La fissione o scissione nucleare consiste nella disintegrazione dell'atomo di alcuni elementi, detti fissili, per mezzo di piccolissime particelle (neutroni) che lo colpiscono, spezzandolo in due nuclei più leggeri. I prodotti della scissione hanno una massa più piccola di quella del nucleo originale: ciò significa che, durante il processo, una parte della materia si è trasformata in energia.
Se la quantità di materia è sufficiente, durante la fissione si liberano altri neutroni capaci, a loro volta, di colpire nuovi nuclei, e così via: si innesta, così, una reazione a catena che può essere tenuta sotto controllo.

E’, più o meno, ciò che accade, da tempo, alla Sinistra italiana.
“Cosa fanno due comunisti?…”Tre partiti comunisti!”
La diaspora continua, il fantastico mondo della Sinistra atomizzata si moltiplica con ulteriori "nascite" di gruppi, partitini e formazioni varie e in ordine sparso, poco più consistenti di un condominio, di un dopolavoro o di un’associazione di vecchi reduci rampanti.
Ciò segnala, come dice l’amica Pina Fasciani, la confusione che impera a Sinistra in Italia, laddove ognuno si ritaglia un proprio spazietto per contendere un po' di scena, un qualche seggio, una ribaltina, una sorta di protagonismo in prima persona, in cui, invece di enucleare idee e confronti, si spacciano battute senza senso, del tipo "io ci metto la faccia" (e cos’altro se no?). Frase orrenda e impolitica (Renzi docet) per cui uno può anche, giustamente, rispondere "esticazzi".

In mezzo a tanto sfascio, a tanto arcipelago dalle mille sfumature di colori, è necessaria, dunque, l’attivazione di un processo rieducativo alla politica, oltre che culturale e sociale. 
Anche se quella società conflittuale, in cui nuotavano le spinte ideali del socialismo, è cambiata e andata in crisi per effetto di nuove pressanti realtà, come migrazioni, guerre e terrorismo, non è finita e non può finire qui la missione storica della Sinistra: quella di essere giustizia sociale, equità, opportunità, diritti, e ben ancorata nella società reale e nei bisogni della gente. 
Alla base del deragliamento, c’è una profonda delusione da convogliare nei binari giusti, che non sono quelli della fervente rottamazione in malafede, o quelli animati da libido compulsiva, indotta dal pragmatismo liberista, che tutto ha reso uguale e indistinguibile.
C’è da recuperare quello sbandamento che oggi ha trovato riparo nel variegato mondo della protesta a cinque stelle, sempre più minacciato dal pulpito populista e ricattato dal crescente salvinismo e dal vento razzista e qualunquista. 
O quello di chi rimpiange la vergognosa parabola del consociativismo nazareno, trafitto da insana nostalgia del berlusconismo. O quello dei troppi che hanno affollato la sempre più vasta area dell’astensionismo.

Occorre un moto sincero di discontinuità da questo assurdo andazzo; occorre smettere di fondare partitelli dello zerovirgola, di sponda più a sinistra che si può; occorre ricostruire relazioni e legami con vasti pezzi di società, persone, categorie e luoghi ormai smarriti. 
Occorre rifondare un nuovo partito di massa e popolare, di riconoscibilità immediata, con una identità autentica e precisa, che, a prescindere dalle etichette, dalle bandierine e dall’aggiornamento post ideologico di chi prefigura una società asettica, fondata sull’individualismo e sul menefreghismo, sappia tornare alla casa dei padri e riappropriarsi di idee e sani valori che non possono essere dimenticati, repressi, ignorati, derisi e calpestati.
Occorre riempire i vuoti prodotti, cacciar via arrivisti, megalomani e padroncini di correnti, recuperare le fasce di popolo che si sono allontanate, proporre nuovi programmi e nuovi protagonisti: i giovani, per esempio, che hanno ancora qualche speranza, qualche idea e qualche sussulto di entusiasmo nella testa. Che vivono la vicenda umana nel suo divenire, che hanno un incisivo peso nel legame tra generazioni e comunità. Che rappresentano la trasmissione della conoscenza e del sapere, la perseveranza nella tradizione.
Occorre smetterla di spaccare all’infinito un capello tricologicamente malato e distrutto dal vento del revisionismo, dall’ossessione dei Mercati e del tradimento di fedi, valori e ideologie, di fatto, oggi, scomunicati. 
Con buona pace di tutti i mestatori, i guitti, i cortigiani e i politicanti accattoni, che si affacciano alla moderna ribalta futurista, ricca solo di egoismo, corruzione e disvalori.

A che serve condannarci all'irrilevanza? 
Meglio, allora, tornare all’immutato, indiscreto fascino del sogno anarchico.
 (Alfredo Laurano)



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