venerdì 1 dicembre 2017

KIT DI SMONTAGGIO

Caro signor Ikea, tutto vestito di giallo e di blu, imperatore illuminato della più nota multinazionale del mobile per tutti, sei presente con 345 centri di vendita e 151.000 dipendenti in 42 paesi del mondo, dove fatturi oltre 35 miliardi di euro, sei riuscito con i tuoi oggetti dal nome impronunciabile a entrare nelle case di tutti. 

E’ sempre più raro, infatti, trovare un’abitazione che non abbia almeno un mobile, un utensile o una tenda, per non parlare delle famosissime polpette, a marchio Ikea.
Hai promosso e sostenuto la necessità del mobile economico, ecosostenibile e che si monta in autonomia, con slogan accattivanti quali “Facciamo spazio alla tua voglia di cambiare, al modo di vivere di ciascuno”,“Crea lo spazio dove esprimere chi sei”.
Hai manifestato la capacità di raccontare i mutamenti sociali con leggerezza e ironia e hai dipinto, con tatto e sensibilità, le nuove configurazioni delle famiglie moderne, perché “vivere la contemporaneità significa incarnare il dinamismo di luoghi e le esigenze che rapidamente corrono”. La nostra vita, infatti, è sempre più fluida, esposta a cambi di rotta continui, ma noi “Ci prendiamo cura di te, e ogni giorno diventa speciale”.

Si, davvero unico e speciale, deve aver pensato Marica Ricutti, 39 anni, laureata in scienze alimentari, impiegata nel megastore milanese di Corsico con una carriera inappuntabile, licenziata, secondo l’azienda del premuroso signor Ikea, “per giusta causa”.
Dopo 17 anni di lavoro senza macchie (“mai ricevuto un richiamo, una contestazione, un appunto che sia uno”), la donna, separata, con due figli di 10 e 5 anni, quest’ultimo disabile - motivo per cui ha la 104 - era impiegata al bistrot, ma da qualche mese era stata trasferita al ristorante del grande punto vendita. Proprio questo cambio di reparto, con l’orario anticipato di due ore, con entrata alle 7 del mattino, l’ha messa fortemente in crisi: i bambini da portare a scuola, e soprattutto le cure per l’ultimogenito, non si conciliavano con l’entrata al lavoro, così presto.
Dopo il Jobs act le aziende si sentono più libere di poter licenziare, anche per chi conserva l’articolo 18.

Ieri, a Corsico si è scioperato. L’Ikea ha minacciato di chiamare i carabinieri, è intervenuto il sindacato e il caso è già in Parlamento.
E tu, caro signor Ikea, così comprensivo e aperto a tutte le famiglie - “Per noi di Ikea, come per voi: la famiglia è la cosa più importante” - non solo hai commesso un abuso, ma, al contrario della tua politica del “fai da te”, che tanto diffondi, hai smontato, senza brucole, la vita e gli equilibri di una madre che lavora, con non pochi sacrifici. 
Hai fatto, come dicono anche in Svezia, una vera poop figure e dovresti solo vergognarti.
30 novembre 2017 (Alfredo Laurano)



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