venerdì 29 dicembre 2017

PERCHÉ’ MARGHERITA E' BELLA

Poi dice che non ha ragione Travaglio, quando scrive che la legislatura appena sciolta (si spera nell’acido) è stata una delle peggiori della storia repubblicana. Che, però, almeno un merito l’ha avuto: quello di offrirci la galleria completa di tutti gli orrori che non vorremmo mai più vedere.
Lucia Annibali che, purtroppo, di acido se ne intende (è stata aggredita e sfregiata dall'ex fidanzato), lo ha bacchettato: "Legislatura nell'acido? Da non dire neanche per scherzo". Dal suo punto di vista, ineccepibile. Ma da tutti gli altri, direi proprio di no.
Comunque la pensiamo, nella notte, repentinamente e senza alcun preavviso, si è consumato l’ultimo (spero) atto para-politico di quest’anno e di questa incresciosa vicenda tragicomica, che non sto qui a riassumere. L’ha già fatto, egregiamente, lo spietato Marco del Fatto Quotidiano.

Esultate, giubilate, o voi anime beate - Mozart permettendo - perché è nata "Civica popolare", lista centrista alleata col Pd, guidata dalla “sanitaria” Beatrice Lorenzin, che comprende Alternativa popolare, Centristi per l'Europa, Democrazia solidale, L'Italia popolare e L’Italia dei valori. Hanno trovato un accordo, diciamo di sopravvivenza, l’enfant prodige Casini, D'Alia, Olivero, l’intramontabile De Mita e una serie di altri voltagabbana dell’ultimo scranno.
E Mastella? Come mai non c’è?
Non l’hanno invitato, l’hanno dimenticato nella soffitta dei trasformisti dispersi o al reparto dei transfughi scaduti? Manco una telefonata, un ricordino dei bei tempi? Che pena, che dolore!
Nel simbolo ci sarà una bella margherita (la pizza o il fiore? Ancora non si sa) e il nome della ministra della Salute.
Il gruppetto centrista, da affollato condominio, garantisce continuità con il governo Gentiloni e si propone come argine “al populismo grillino e al rinascente berlusconismo”, in maniera distinta, ma non troppo, dal Partito democratico.

Qualche maligno guastatore potrebbe pensare a una "lista civetta” di quel Partito alla deriva, ma non è certo così: i promotori del progetto assicurano che intendono proseguire sul sentiero della ricostruzione civile, sociale e materiale del Paese, per costruire in Italia una proposta popolare, capace di combattere le crescenti disuguaglianze, di risollevare la condizione sociale ed economica del ceto medio e sostenere le famiglie e le imprese.
Un programma veramente nuovo e rivoluzionario, quasi bolscevico e unico nella sua espressa, imprevedibile originalità.

Pur di non sparire, di rimanere a galla, di trovare uno strapuntino, se non una poltrona vera, per l’immediato, imponderabile futuro, i mestieranti della politica, come sempre, sono pronti a tutto. A vendersi, a comprare, a tradire o a rinascere dal nulla.
Pure alla riedizione pacchiana di una Margherita 2.0, di rutelliana memoria, o a sperare di resuscitare, in una sorta di un’imitazione minimal e clownesca, i fasti dell’antica DC.
“Perché Margherita è buona, perché Margherita è bella, perché Margherita è dolce, perché Margherita è vera, perché Margherita ama, e lo fa una notte intera. Perché Margherita è un sogno”. 
Lo cantava anche Cocciante. (Alfredo Laurano)

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