sabato 23 dicembre 2017

SECONDO TRADIZIONE

In questi giorni, puntuale come una cambiale, come la scadenza dell’Imu o del bollo della macchina, arriva nelle librerie italiane l’ultima fatica letteraria di Bruno Vespa.
È un rito che si ripete, ormai da sempre, anno dopo anno, atteso con la stessa ansia dei fedeli che accompagna, quasi in sincrono, la liquefazione del sangue di San Gennaro.
E San Bruno d’Aquila, coi suoi nei e la sua lingua, va dappertutto a smarchettare il suo bel libretto di fine anno: nei talk, nelle trasmissioni di gossip e di intrattenimento, invitato da colleghi servili e amici compiacenti, che lanciano spot camuffati da notizia letteraria o interviste noiose e disarmanti, senza pagare un obolo di pubblicità, grazie ai suoi tanti santi in paradiso.
E’ onnipresente. Accendi la TV e lo trovi da Fazio o alla cucina della Clerici, a Domenica in o dalla D’Urso su Canale Cinque, a La Sette dalla Gruber o in libreria e alla Camera di Commercio, con Berlusconi accanto e affezionato sponsor, o nei TG di ogni razza, orario e conduzione. Manca solo nelle farmacie notturne o in qualche mercato di quartiere e al Grande Fratello che, purtroppo, è già finito.

Un’invasione dilagante nelle case di tutti gli italiani, una magistrale operazione di marketing, secondo una liturgia granitica che scandisce l’eterno scorrere del tempo.
Subito dopo l’uscita del libro di Vespa, arriva, casualmente, il santo Natale e, sempre casualmente, qualcuno corre il rischio di trovarsi il santo volumetto, impacchettato sotto l’albero.
Perché dopo il gelo viene la primavera. È un ciclo che asseconda la natura, una tradizione che non può mancare accanto al torrone e al panettone.
 (Alfredo Laurano)




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