domenica 29 gennaio 2017

MEMORIE D’INCIAMPO

Sulle facciate di tanti palazzi di città europee, siamo abituati a leggere targhe, incise nel marmo o nel metallo, che ricordano illustri personaggi dell’arte, della scienza, della politica e del mondo culturale in genere, che lì hanno vissuto, composto o soggiornato.
Ma, da qualche tempo, anche camminando per le strade, ci si può imbattere in pietre davvero particolari, nei pressi dei portoni e degli ingressi degli edifici: piccole targhette in ottone lucente che ricoprono un blocchetto del lastricato, tipico del sampietrino del centro storico di Roma.
Fanno parte di un progetto artistico, animato da ragioni etiche, storiche e politiche.
Si tratta delle Stolpersteine, ovvero pietre d’inciampo, installate nel tempo - a partire dal 1995 a Colonia - in tutta Europa dall’artista tedesco Gunter Demnig, dedicate alla memoria di tutti i deportati, razziali, politici, militari, nomadi e omosessuali, in tutto il mondo.
Semplici, discrete, diffuse e prive di retorica, hanno le dimensioni proprio di un sampietrino (10x10), su cui è posta una scritta per ricordare le vittime della follia umana. Ad oggi, ne sono state installate 56.000 in 17 Paesi europei.

Chiunque le incontri, anche casualmente, non può non soffermarsi un attimo a riflettere e a interrogarsi su ciò che è stato, attivando un vero e proprio viaggio nella storia. Anche perché creano un “inciampo” metaforico nella nostra mente, dove coscienza e conoscenza si intrecciano tra passato e presente, tra ricordi personali e memoria collettiva.
Nome e cognome, data di nascita, data e luogo di deportazione, data di morte, quando conosciuta. Sono collocate sul marciapiede prospiciente l’abitazione dei deportati: da lì sono stati prelevati, strappati ai loro affetti e alle loro occupazioni, per essere uccisi senza ragione, finiti in cenere o in fosse comuni, privando così i famigliari e i loro discendenti persino di un luogo dove ricordarli.
Grazie alle “pietre d’inciampo” tornano ora nelle loro case, con dignità di persone, per essere ricordati dai parenti, dagli inquilini del palazzo, dai tanti cittadini che ogni giorno transitano lì davanti.
A riprova di quanto sia necessario non dimenticare, con ogni mezzo e in qualsiasi modo, proprio in questi giorni della Memoria, a Milano, qualcuno ha imbrattato con la vernice nera la pietra-targhetta in memoria di Dante Coen, appena posata nel marciapiede davanti alla sua casa.
Ma la Storia non si cancella e non si cancella la memoria, con nessun tipo di vernice.
Né con quella del revisionismo o del negazionismo, né con quella dell’indifferenza, dell’odio e del più volgare oltraggio.
Basta inciampare in una pietra per ricordarlo.
 (Alfredo Laurano)

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