martedì 3 gennaio 2017

SORELLE TAVERNELLE A POCHE STELLE

Come dire: ha espresso un certo disappunto, un timido fastidio, usando velate perifrasi e compitissime allusioni, per far conoscere il suo rispettabile pensiero, le sue sacrosante critiche alla sindaca romana. 
Tale Annalisa, ruspantissima sorella della ruspante stellata Paola Taverna, in nome di un elegante e aulico coattismo, ha fatto la sua scelta lessicale fondata sulla proprietà di vocabolario e sulla finezza espressiva per attaccare quella che, con leggiadria romantica, il De Luca di Salerno aveva definito “bambolina imbambolata”: oggi, davvero, un lusinghiero complimento!
Truce, indecente e tipico linguaggio da taverna, bettola o osteria, che dir si voglia, diretto, brutale e colorito, che non crea certo equivoci o malintesi: “ritardata mentale”, “non plus ultra della merda”, “hai rotto er cazzo”, “smettila de fa’ la bambina deficiente”, “altrimenti chi te se cagava” t’appendemo pe le orecchie ai fili dei panni sul balcone”. 
Forse, nello sforzo della suprema sintesi, non è riuscita trovare le metafore più giuste!
Se Virginia Raggi, con le sue scelte, i suoi errori e le incertezze, qualche danno l’ha procurato alla città e, soprattutto, al Movimento, questo post della Taverna junior, se autentico, ha aperto uno squarcio nella sua pancia, difficile da ignorare o ricucire. Anche se, “semo gente de borgata”.
A Tavernè, portace n’artro litro, che noi se lo bevemo! 
E poi t'arisponnemo.
 (Alfredo Laurano)

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