sabato 7 gennaio 2017

STORIE ORDINARIE DI CLOCHARD

Anche questa Epifania è arrivata, puntualmente, e tutte le feste ha portato via.
Ma nel suo sacco di doni e di carbone, la generosissima vecchina ha portato anche un carico di neve e gelo che nel nostro civilissimo Paese ha ucciso già, in due soli giorni, otto poveri barboni.
Sono oltre 50.000 in Italia, più di 3.000 soltanto a Roma, i senzatetto, senza casa o senza fissa dimora, che i francesi chiamano clochard. Anche George Orwell e Pablo Picasso hanno vissuto per un periodo della loro vita come barboni, girovagando per Parigi.
Per ora, otto morti assiderati nel silenzio e nel buio della notte, sopra un cartone e sotto una coperta di scarsa lana e troppa indifferenza. Qualcuno aveva rifiutato di essere ospitato in un luogo riparato (dormitori, Metro, stazioni…), offerto da associazioni e volontari, per paura di perdere la propria casa sotto le stelle, il proprio “prezioso” alloggio di fortuna, ricavato in un angolo incredibile di città, duramente conquistato. Sotto una pensilina o un portico, su una panchina, all’ingresso di un negozio chiuso, tra le colonne del Bernini di S. Pietro o sul pavimento, sotto le lussuose case di insigni cardinali.
Accanto ad essi, tutti i loro averi: borse sdrucite della spesa, buste di plastica piene di nulla, vecchi giornali, avanzi di cibo, conteso da topi ed da piccioni, e una bottiglia semivuota.
Intorno ad essi, aria pungente che taglia la faccia a stilettate, gradi sotto zero e tanta gente che, imbacuccata o impellicciata, dà festante la caccia ai saldi di stagione.
Ma quei poveretti, che non hanno che la propria precarietà esistenziale, sono e restano invisibili, senza volto e senza storia.
Non sono mai in vetrina e neanche sullo sfondo, ma nascosti alla vergogna degli occhi e della nostra coscienza collettiva.
(Alfredo Laurano)



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