giovedì 5 gennaio 2017

LA VERA STORIA DELLA BEFANA

Quand’ero bambino - si, lo sono stato pur io, anche se, a volte, mi rimane difficile pensarlo - i doni non li portava l’uomo in rosso, con barbone bianco, né il piccolo divin bambino. 
Li portava una vecchina gobba e trasandata, vestita di stracci e coperta di fuliggine. 
Era così brutta e poverella che tutti dicevano: “anvedi che befana!” 
E quel nome le restò per sempre. 
Ma, nonostante fosse inguardabile e misteriosa, anche perché non si doveva e poteva vedere, era molto generosa e viaggiava a bordo di una turbo-scopa di saggina ed entrava nelle case, attraverso la cappa del camino. 
Era sicuramente un’extracomunitaria ante litteram, senza permesso di soggiorno e quindi clandestina. Ma, siccome non spacciava droga, ma dolciumi, la lasciavano vagare per i cieli rari e bigi della generosità.
Più che altro, riempiva le calze appese al caminetto di caramelle, noccioline, mandarini, soldini di cioccolato e qualche pezzetto di zucchero-carbone.
“La befana vien di notte con le scarpe tutte rotte col cappello alla romana: Viva viva la Befana!”

Poi, si affermò il regime delle merci e del Mercato. 
Vennero i tempi del superfluo, dello spreco e del degrado che davano valore solo ai beni di prestigio e alle cose, cancellando gli antichi e umani sentimenti, e la Befana, essendo appunto così brutta e poverella e, ormai, del tutto inadeguata, fu emarginata e dimenticata in un centro di accoglienza e identificazione per migranti e poi espulsa e sostituita dal ricco e pingue Babbo natalizio, esponente yankee di un più sano consumismo globalizzato. 
Anche perché, non c’erano più calze di lana, ma solo collant e autoreggenti.
E i regali arrivarono in eccesso, grazie ad Amazon e alla tecnologia, da cui Santa Klaus si riforniva, con consegna in tutto il mondo in poche ore. 

La buona vecchina, che aveva nutrito anche le nostre lontane fantasie, uscì con decreto prefettizio dai sogni dei bambini e sparì pure dalla bancarelle di Piazza Navona a Roma, dove un dì regnava, insieme a bambole e presepi.
La sua scopa leggendaria diventò elettrica e rotante, fu brevettata e si trasformò in “Folletto”.
(Alfredo Laurano)



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