mercoledì 18 gennaio 2017

TERZO GRADO, MA ORA RIPARTIRE

Domande sparate a raffica, ficcanti, tendenziose, insinuanti e corredate da continue interruzioni, quasi ad impedirne la risposta e a creare imbarazzo e deconcentrazione nella controparte dialettica. Chiunque può andare in difficoltà e confusione se deve articolare un minimo di ragionamento per replicare a un’obiezione, quando è sottoposto, più che a un’intervista, a un vero interrogatorio. 
Più che giusto incalzare e mettere alle corde l’interlocutore: è il compito del bravo giornalista che, avulso da ogni forma di adulazione, lusinga o piaggeria, non dà tregua, e non si risparmia nel suo ruolo, ma tutto ha o deve avere un limite, se non altro per una questione di rispetto.

Nella trasmissione di ieri sera, “Di Martedì”, la sindaca Virginia Raggi ha dato prova, pur con qualche incertezza o scansando qualche spinoso argomento con evasiva titubanza, di saper tenere testa al conduttore Floris che la mitragliava di domande. Anzi, in qualche momento, nelle vesti di avvocato, ha dato la sensazione di voler bacchettare lo stesso conduttore. In ogni caso si è difesa dignitosamente in quel non facile “processo”. 
“La sua è una domanda mal posta - come direbbe il guru “Quelo” di Guzzanti - l’alternativa non è tra le grandi opere, come quelle, neanche finite, che hanno gravato di debiti mostruosi tutta la collettività, e l’immobilismo totale. Credo che ci sia una terza via, quella delle opere necessarie alla città”. 
Dal caso Muraro, alle varie dimissioni, all’arresto di Marra: su alcune nomine e ritardi, ci sono stati evidenti errori di valutazione.
“Molti mettono in dubbio le sue capacità di guidare un Comune difficile come Roma”, dice Floris.
“Si può dire che una persona sia capace o meno di guidare la macchina se ha una macchina pronta a partire. Ma io mi sono seduta su un sedile posato su telaio senza blocchetto di accensione, volante, pedali e cambio. E la macchina amministrativa di Roma è uscita da Mafia Capitale, a pezzi. Dobbiamo prima ricostruirla e dopo possiamo metterci a guidarla”.
In questi sei mesi di scelte sbagliate, tentativi, nomine e rifiuti, la Virginia capitolina non ha rattoppato le buche e ripulito la città dalla spazzatura e dall’endemica inciviltà, né ha dato un’inutile mano di bianco per mandare ai cittadini un facile segnale di efficienza.
Ora, però, come ho già scritto, è arrivato il tempo del fare, di chiarire le priorità e gli obiettivi che intende perseguire, per far rinascere una città devastata e violentata come Roma. 
E’ il momento di risalire su quel lento e ormai riparato diesel della logica e del buon governo, delle competenze e delle aspettative politiche e sociali, se si vuole uscire dal buio tunnel dell’approssimazione e della corruzione, in cui l’hanno infilata le amministrazioni precedenti e gli interessi dominanti. 
Occorre discontinuità, coraggio e scelte conseguenti. 
Anche perché è vero che il cambiamento ha un prezzo, ma questa città lo ha già abbondantemente pagato.

(Alfredo Laurano)

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